Ogni volta che penso ai gamberi mi viene in mente Forrest Gump. Ma Forrest Gump era solo un film carino, ed i gamberi che facevano la fortuna del protagonista era pescati.

La realtà è molto distante dalla finzione. Oggi i gamberi rappresentano ben il 20% in valore del mercato ittico internazionale e la stragrande maggioranza di essi viene allevata. In particolare, i gamberi tropicali (ad esempio, mazzancolle e gamberoni) provengono nella percentuale dell’82% da acquacoltura. Quelli che giungono sulle nostre tavole (l’Italia ne è il terzo importatore in Europa) provengono soprattutto da Cina, Thailandia, Indonesia, India, Vietnam, Brasile, Ecuador e Bangladesh.

Prima che compriamo dei gamberi allevati (c’è l’obbligo di legge di indicare la provenienza) forse è bene che sappiamo questo.

1) Danni al territorio. Per realizzare gli allevamenti di gamberi spesso si distruggono le foreste di mangrovie. In Ecuador proprio a causa dell’acquacoltura gamberiera il 70% delle foreste di mangrovie sono state eliminate. Ciò comporta innanzitutto che le coste non siano più adeguatamente protette, ma anche che l’acqua salata penetri all’interno. E dove c’erano campi coltivati, ora si creino enormi distese di acqua marina pullulante di gamberi. I cicli di allevamento durano solo circa sette anni, dopo resta un deserto con il terreno salinizzato dove non si coltiva più nulla.

2) Inquinamento indotto. Gli impianti producono un complesso mix di inquinamento determinato dai rifiuti organici rilasciati dai crostacei e dai mangimi non consumati; dagli antibiotici che vengono utilizzati in maniera massiccia per combattere le malattie nascenti dal sovraffollamento degli allevamenti, sovraffollamento voluto per massimizzare i profitti; dai pesticidi utilizzati per limitare la presenza di organismi indesiderabili. Questa miscela micidiale si espande poi fuori dagli impianti ed influisce sensibilmente sulla salute dei pesci che vivono liberi in quei mari.

3) Abbandono delle terre. Nel solo Bangladesh ben 300.000 persone sono state costrette ad abbandonare le loro terre per lasciare spazio all’industria gamberiera.

4) Sfruttamento minorile. In India ed in Thailandia è usuale far lavorare negli allevamenti i bambini, anche sotto i dieci anni. Le donne, poi, vengono pagate pochi centesimi al giorno.
Ora, prima di farci un cocktail di gamberetti, o una grigliata di gamberoni, pensiamo di che cosa possiamo renderci responsabili.

Articolo Precedente

Trivelle: cresce il fronte del ‘no’ alla petrolizzazione dei mari italiani

next
Articolo Successivo

Delfini, basta con l’inutile massacro nelle isole Faroe!

next