Un banale calambour dice che chi trova un amico trova un tesoro e chi trova un tesoro se ne frega dell’amico. C’è venuto in mente ascoltando, giovedì sera, Diego Della Valle che, ospite della trasmissione In Onda, ha declinato con la solita schiettezza le ragioni politiche della sua avversione nei confronti del governo di Matteo Renzi “che lavora poco e non fa le cose”.

Il Renzi che, però, ogni tanto chiamava “Matteo”, lasciando trasparire il dispiacere di un’amicizia tradita a causa anche del tesoro di amico che il premier ha trovato in Sergio Marchionne, legato a Della Valle da solida inimicizia. In queste triangolazioni sentimentali spiccava il “tu” che Gianluigi Paragone ostentava con l’imprenditore presumibilmente amico da cui, tuttavia, gli veniva restituito un gelido “lei”.

Per non parlare di Francesca Barra, che di Renzi non deve essere proprio nemica a giudicare dall’espressione impietrita con cui ascoltava le Diego-invettive e dal disappunto finale sull’“assenza di un contraddittorio” (che non è male per chi conduce un programma tv).

Della Valle ha ragione da vendere quando rappresenta la delusione dei cittadini che non vanno a votare, ma è umano che i fatti personali concorrano, e parecchio, al formarsi delle opinioni buone o cattive, Aveva capito tutto Longanesi (o forse Flaiano) quando sosteneva che in Italia non si potrà mai fare una rivoluzione perché ci conosciamo tutti.

Stoccate e Fuga – Il Fatto Quotidiano, 4 Luglio 2015

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