Una scrittrice misteriosa come Elena Ferrante in finale, le regole cambiate per favorire i piccoli e medi editori, ma il Premio Strega rimane a casa Mondadori. L’edizione 2015 è stata vinta da Nicola Lagioia con il suo La Ferocia, edito da Einaudi. Il 41enne scrittore barese ha letteralmente stracciato gli avversari con 145 voti. Dietro di lui con 89 preferenze La Sposa di Mauro Covacich (Bompiani), 59 voti la Ferrante per Storia della bambina perduta (edizioni e/o), fanalini di coda Fabio Genovesi con Chi manda le onde (Mondadori) e Marco Santagata con Come donna innamorata (Guanda) entrambi con 37 voti. La vittoria schiacciante di Lagioia era già in previsione da quando i finalisti erano stati scremati a dodici in primavera, si era consolidata nell’annuncio della cinquina un mese fa, infine dopo il classico scrutinio finale in diretta tv dello Strega di 100 voti per volta già alla soglia dei 200 lo scrittore targato Einaudi aveva doppiato il secondo, Covacich, non lasciando spazio a recuperi. Tanto che il presidente di giuria Francesco Piccolo, vincitore dello Strega 2014 sempre con Einaudi e il romanzo Il desiderio di essere come tutti, ha tagliato corto e mandato tutti a letto passando subito al risultato finale.

Lagioia, occhialoni quadrati vecchio stile, abbigliamento minimal con giacca nera e cravattino sottile d’identico colore, è apparso raggiante fin dall’inizio della serata. Una volta dichiarata ufficialmente la vittoria, poi, è salito sul palco dicendo “Ci si sente bene”, a cui sono seguiti un bacio alla moglie Chiara (“che m’ha sopportato per 4 anni, il tempo di scrivere il libro, Ferragosto e Capodanno compresi”) e una sorsata del liquore giallo che dà nome ed origine al più prestigioso premio letterario italiano fin dal 1947. Presentando il suo romanzo, che ha al centro del racconto una famiglia travolta dal malaffare con padre costruttore e un intenso rapporto d’amore tra uno dei figli e la sorella morta, lo scrittore barese ha affermato di aver raccontato un “Sud verticale”, dove “la Puglia rappresenta l’Italia”: “La Ferocia per me è un ritorno allo stato di natura, la legge della giungla da cui credevamo esserci affrancati, ma che riemerge in questo periodo di crisi”.

La serata di premiazione, in diretta su Rai3, si è svolta nel ninfeo di Villa Giulia a Roma, ed è stata condotta con una certa fretta da Concita De Gregorio. Nel breve volgere di una cinquantina di minuti c’è stato il tempo di presentare tutti e cinque i libri finalisti, creare diversi sketch comici, intervistare il presidente della Fondazione Bellonci, Tullio De Mauro che ha polemizzato con i giornalisti e Saviano: “Si è permesso di dire che se non si vota un certo libro, tutti quelli che non lo votano, schiavi di non so quali poteri”.

Ma anche chiacchierare sulla vera identità di Elena Ferrante rappresentata in scena a fianco dei quattro colleghi con un punto interrogativo rosso fuoco. Sulla Ferrante si è soffermato perfino Carlo Lucarelli, in un filmato modello Blu Notte, dove – non si è capito bene se con autoironia o meno – ha cercato di far luce sul mistero che avvolge la scrittrice napoletana, senza dare risposte definitive e citando i soliti nomi dietro al nom de plume: Starnone, Fofi, Raja, i due editori della e/o, e perfino la figlia di Benedetto Croce.

Ancora una volta lo Strega finisce a casa Mondadori. Nelle 69 edizioni fino ad oggi tra Mondadori e Einaudi (Arnoldo Mondadori Editore) si registrano 36 vittorie (23 e 13), circa il 50% del totale; per Rizzoli e Bompiani (Rcs) le vittorie sono invece 19. Se si escludono Feltrinelli (4 vittorie, l’ultima risale al 2005) e Garzanti (4 vittorie, l’ultima nel 1997), le altre case editrici del palmares non sono più in attività da almeno 20 anni. Quindi oltre i tre quarti dei premi Strega sono stati vinti dal duopolio Mondadori/Rcs.

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