Era il 18 ottobre dell’anno quando resti umani furono trovati in un canale di scolo nel fiume Tanaro a Isola d’Asti. Era quello che rimaneva di Elena Ceste, madre di quattro figli, sparita inspiegabilmente da casa a Costigliole d’Asti il 24 gennaio del 2014. Dopo test del Dna, analisi di tabulati e mesi di indagini oggi è iniziato in corte d’Assise, ad Asti, il processo al marito Michele Buoninconti che si è sempre dichiarato innocente.

L’arresto per omicidio, processo con il rito abbreviato
Arrestato lo scorso 29 gennaio, il vigile del fuoco di 47 anni, è accusato dell’omicidio e dell’occultamento del cadavere della moglie. Per il gip che aveva firmato l’ordinanza di custodia cautelare l’uomo era macerato dall’odio che voleva “raddrizzare una donna infedele, dannosa e pericolosa”. Il processo, a porte chiuse, si svolge con il rito abbreviato davanti al giudice Roberto Amerio. Buoninconti è assistito dagli avvocati Chiara Girola e Massimo Tortoroglio. Secondo chi ha indagato Buoninconti aveva architettato un “piano estremamente articolato, meditato e studiato” che gli era valsa l’aggravante della premeditazione. In caso di condanna, Buoninconti con il rito abbreviato potrà contare sullo sconto di un terzo della pena. Il marito, a cui è stato notificato l’avviso di garanzia poco tempo dopo il ritrovamento del corpo, invece ha sempre sostenuto, anche in televisione, di essere disperato per la scomparsa della moglie. Nel gennaio 2015 poi, a oltre un anno dalla scomparsa della moglie, era scattato l’arresto.

Ammessa nuova perizia sui tabulati
Il giudice ha ammesso una consulenza sui tabulati telefonici dell’imputato. A chiedere che venisse inserita nel procedimento è stata la difesa. L’analisi dei tabulati è uno degli indizi su cui ha puntato la Procura. Per gli inquirenti la donna era stata uccisa tra le 8.43 e le 8.55 del 24 gennaio, giorno stesso della scomparsa. Secondo gli inquirenti poi l’auto dell’uomo, tra le 8.55 e le 8.57, si trovava “in una strada che corre parallela” al punto dove è stato trovato il cadavere. Per l’accusa quindi Buoninconti aveva fatto un percorso circolare partendo dalla propria abitazione, passando nella zona in cui sono stati trovati i resti, ha imboccato la statale e ha ripreso la strada per casa.

“Questa è una perizia dirompente – dice l’avvocato Massimo Tortoroglio – che scardina l’impianto probatorio”. Una consulenza sui tabulati telefonici “che secondo noi – aggiunge l’avvocato Chiara Girola – apre un fronte nuovo che andrà approfondito”. I legali si dicono soddisfatti della disponibilità del giudice che ha anche disposto per la prossima udienza, il 22 luglio, il confronto dei periti di accusa e difesa sulle tracce di terriccio trovati sui vestiti della donna. L’altro elemento considerato significato dagli inquirenti è la presenza di alcune tracce di terriccio trovate sugli abiti e su una delle calze che Elena indossava la mattina della scomparsa e che il marito consegnò agli investigatori, visto che erano piegati perfettamente nel giardino di casa. Quelle tracce aveva stabilito il consulente del pm, “sono compatibili con i terreni dell’area circostante il Rio Mersa e con il terreno della zona di ritrovamento del cadavere”.

Il giudice ha accolto la costituzione di parte civile dei familiari della vittima, rappresentati dagli avvocati Deborah Abate Zaro e Carlo Tabbia, e dell’associazione Penelope, onlus che si occupa di dare assistenza alle famiglie delle persone scomparse e ha aggiornato il processo al 22 luglio, quando è previsto il confronto tra accusa e difesa sulla perizia sulle celle telefoniche.

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