La Musica è Lavoro

Comunicare la musica, una professione (anche) da studiare

Piccola storia di un Master Universitario che ha creato un percorso per chi vuole “muovere” le canzoni, lavorando nell’industria dei suoni (di Gianni Sibilla)

di F. Q.

di Gianni Sibilla
Direttore del Master in Comunicazione Musicale dell’Università Cattolica e giornalista musicale

“Che lavoro fai?”
“Lavoro nella musica”
“Ah, allora ti diverti”
“Si, certo. Ma è lavoro”.
Se sognate di diventare professionisti nel campo, preparatevi a queste reazioni. Se già ci lavorate, avrete avuto almeno una volta una conversazione del genere. È uno dei grandi miti della musica: si basa solo sulla passione, sul divertimento, sulla pancia, e non solo sulla testa e sulle competenze. Assieme ad un altro grande luogo comune: “Il lavoro della musica si impara sul campo”. Ogni lavoro si impara sul campo, certo. Ma in quel campo bisogna arrivarci, e preparati. La passione spesso non basta. Come per ogni professione, c’è tanto da imparare studiando, confrontandosi e facendosi guidare dagli esperti del settore.

Da anni, alla Cattolica di Milano, abbiamo messo in piedi un luogo dove la musica è davvero lavoro, dove la passione si incrocia con la professione, studiando e facendo pratica per imparare i meccanismi e i segreti del settore. Questo luogo si chiama Master in Comunicazione Musicale, è un corso post-laurea che si occupa di insegnare un particolare campo del lavoro musicale: il mestiere di chi “muove” la musica e la fa arrivare ai media e agli ascoltatori. Uffici stampa, discografici, promoter, redattori di media musicali, comunicatori e distributori digitali. A me piace dire che la musica non ci arriva mai per caso, soprattutto oggi: dietro un album, una canzone, un concerto, un videoclip, un passaggio in radio, un post, un tweet, un articolo, c’è sempre qualcuno che ha pensato come farci arrivare quell’artista, ha lavorato per raccontarcelo, ha progettato come metterlo in contatto con il pubblico usando il canale migliore.

Al Master in Comunicazione Musicale insegniamo quei mestieri lì, da 15 anni. Raccontiamo la storia della musica, le tecniche della comunicazione, i meccanismi dell’industria e del digitale, mettiamo alla prova in laboratori, si impara a scrivere comunicati stampa, a fare progetti di comunicazione, strategie di marketing per dischi, concerti, artisti e così via.

Quando è nato il Master Musica non esistevano neanche i “Master” (poco dopo è diventato un titolo con un valore legale: equivale a un anno di università). In accademia si parlava poco di musica pop e rock. Se ne parla poco tutt’ora, in realtà: nel sistema accademico italiano c’è storicamente una ritrosia verso la cultura popolare, si pensa che sia solo intrattenimento, la musica è “leggera”, che non vale la pena di essere studiata… Invece sappiamo bene che non è così: il pop, il rock, tutta la musica è cultura. Ma il nostro corso fu il primo in Italia a permettere di studiare il mondo della musica in maniera organica, e a pensare ad un percorso professionale per lavorare nel settore, creando delle competenze che poi servano davvero alle aziende, con cui lavoriamo da anni e che ci “prestano” i docenti, e che accolgono gli studenti per gli stage.

Serve un Master, per lavorare nella musica? Dipende. Non tutti i master servono, alcuni sono generici, non garantiscono neanche uno stage o un percorso chiaro. Ma un Master può essere un valore aggiunto. Noi facciamo in modo che lo sia: ci occupiamo solo di un settore specifico che conosciamo bene, diamo competenze, facciamo formazione non soltanto accademica, garantiamo stage a tutti i nostri studenti, li mettiamo in contatto con i migliori professionisti del settore. (Se vi interessa la questione, qua ne parlo più diffusamente)

Quindici anni dopo: quasi 400 studenti (e altrettanti stage). Molti di questi ragazzi li incontro ancora molto spesso: il mio altro lavoro, oltre dirigere il Master, è quello di giornalista musicale. Ex studenti sono diventati amici e colleghi che fanno gli uffici stampa, i discografici, e così via. Qualcuno ha cambiato strada, dopo un po’, come succede per ogni percorso professionale. Ma diversi vengono anche a tenere lezioni al Master, perché ora sono loro che insegnano a me, e agli studenti. E questa è la miglior prova che abbiamo fatto qualcosa di buono e di utile.

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