E’ la patria di alcuni dei più celebri marchi del Made in Italy e, per raccontarsi al mondo, ha deciso di ideare un viaggio. Un percorso a tappe che, fermata dopo fermata, attraversa i caseifici del Parmigiano Reggiano, le acetaie del balsamico, i vigneti del Lambrusco, fino al museo della Ferrari e alla casa del tenore Luciano Pavarotti. Chiama a raccolta le sue eccellenze e in occasione dell’Expo si presenta ai turisti attraverso l’iniziativa Discover Ferrari & Pavarotti Land, la provincia di Modena, protagonista del circuito pensato dai Musei Ferrari per far conoscere ai turisti la storia e le medaglie d’oro del territorio che ha dato i natali ad alcune dei prodotti italiani più famosi al mondo. Un itinerario lungo quindici fermate da percorrere in pullman, che traccia una linea diretta tra il gusto e l’arte, tra la tecnologia e la cultura. Il tutto rigorosamente di provenienza modenese. Testimonial d’eccezione lo chef Massimo Bottura.

Modena – racconta Angela Giacobazzi, la cui famiglia è proprietaria dell’Antica Cantina Gavioli, produttrice di Lambrusco fin dal 1794 – vanta alcune delle eccellenze di questo paese, eppure fino ad oggi è mancata una vera promozione del territorio. Tramite Expo e questo circuito, quindi, contiamo di far conoscere all’estero, non solo i nostri prodotti, ma anche la nostra terra”.

L’Antica Cantina Gavioli è una delle bandierine sul tracciato Discover Ferrari & Pavarotti Land, ed è sia azienda, sia museo. Il Lambrusco che la famiglia Giacobazzi produce, del resto, ha radici profonde. Risale a Pietro Gavioli, Mastro Cantiniere dei Marchesi di Molza che, negli anni della Rivoluzione Francese, in Italia aprì una cantina a Solara di Bomporto. Un artigiano del gusto con un forte legame col suo territorio, rimasto immutato nei due secoli successivi. Ancora oggi, infatti, la Cantina produce il Lambrusco di Sorbara e il Grasparossa di Castelvetro, che un tempo si bevevano nelle osterie modenesi, assieme ai Cru fermentati in bottiglia, Ancestrale e Metodo classico.

“Il nostro vino è frutto di una ricerca, una sintesi tra passato e presente – spiega Giacobazzi – fiore all’occhiello, il succo d’uva spumante al 100% naturale”. Un prodotto già noto oltre oceano, i Giacobazzi esportano il 75% della produzione. “Tuttavia, se escludiamo il Giappone, che vanta consumatori molto esperti, e una parte del mercato americano, per lo più all’estero si pensa che il Lambrusco sia un vino solo, non una famiglia di vini. C’è poca conoscenza di uno dei prodotti per i quali l’Italia è famosa in tutto il mondo. Né si sa molto delle terre in cui nasce, nonostante il legame tra vino e territorio sia molto saldo”.

L’obiettivo, nel caso di Discover Ferrari & Pavarotti Land, quindi, è raccontare i gioielli modenesi a 360 gradi, specie a chi viene dall’estero. Dal vino di Sorbara, al Parmigiano Reggiano, per esempio. “Come marchio, il Parmigiano Reggiano è noto più o meno tutti – racconta Giovanni Panini, titolare del Caseificio Bio Hombre, fondato negli anni Ottanta da quell’Umberto Panini padre delle figurine – del resto è molto versatile. Ciò che gli stranieri non conoscono è la filiera produttiva. Chi visita la nostra azienda passa di qui, entra e poi se ne va. Non soggiorna nel modenese. Promuovere la provincia, quindi, aprire le nostre fabbriche, crea turismo, un beneficio che, a cascata, interessa tutto il tessuto produttivo”.

Il 78% del Parmigiano prodotto dal Caseificio Hombre, che negli anni 90’ ha chiesto e ottenuto la certificazione bio a garanzia dell’estremo controllo qualità in tutte le fasi di produzione, terreni di pascolo compresi, 300 ettari di proprietà dell’azienda, viene venduto al di fuori dell’Italia. “Io come azienda agricola – precisa Panini – quindi potrei accontentarmi, ma dare un respiro internazionale a Modena è un’occasione che va colta”.

Modena patrimonio Unesco, patria di Luciano Pavarotti, il cui museo è incluso nel tour, la Maranello del Cavallino Rampante, la Sassuolo delle ceramiche e dei Duchi D’Este, non offrono solo tecnologia, cultura e storia. Il cibo è nel dna degli emiliano romagnoli, la regione che in Italia vanta il maggior numero di prodotti Dop e Igp, dalle amarene brusche di Modena al Prosciutto di Parma.

“Vogliamo mostrare ai turisti come nasce una prelibatezza”, sorride Claudio Stefani Giusti, titolare della più antica acetaia al mondo, la Giusti, appunto, che produce aceto balsamico da 17 generazioni. Dal 1605, cioè, ai tempi della bottega di Giuseppe Giusti. La ricetta negli anni si è evoluta come sempre accade in fatto di cibo, e tuttavia la famiglia conserva ancora per la produzione le botti di 200 anni fa, segreto per il balsamico migliore.

“Più la botte è antica, più l’aceto è di qualità”, racconta Giusti, che oggi esporta in 50 paesi al mondo un prodotto che per il 90% finisce sul mercato internazionale, apprezzato da oltre 120 nazioni estere. “Noi abbiamo sempre puntato sull’esportazione, del resto”. Già dai tempi dell’Expo di Parigi del 1889, in occasione del quale fu costruita la Tour Eiffel, e prima ancora, della fiera di Firenze, 1861, che premiò l’aceto Giusti con una medaglia d’oro. Ma fu anche fornitore ufficiale del Re d’Italia.

“Chi visita le nostre acetaie, quindi, può degustare il balsamico tradizionale, prodotto come 400 anni fa, a rincalzi e travasi”. Un pezzo della storia del Belpaese, insomma. “I turisti, quando vengono in Italia, devono vedere Firenze, Venezia e Roma, certo. Però l’Italia è anche tanto altro, si basa sulle province produttive, come Modena”.

(Immagini tratte dalla pagina facebook Discover Ferrari & Pavarotti Land e dal sito del Caseificio Bio Hombre)

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