A Kinshasa, capitale del Congo, sono entrati in servizio tre nuovi “agenti” per dirigere il traffico. In comune con i colleghi in carne ed ossa, gli umanoidi di Kinshasa hanno gli occhiali da sole e la possibilità di ruotare il busto e muovere le braccia per impartire ordini, e pure di “comunicare” con i pedoni, anche se solo con brani preregistrati che ricordano il comportamento di tenere in strada. Sono stati inventati da Thérése Izay Korongozi, un’imprenditrice locale che lavora per il Kinshasa Higher Institute of Applied Technique, la quale li ha anche prodotti artigianalmente attraverso la sua azienda Wotech, Women’s Technology.

In tutto il paese, almeno fino allo scorso anno, erano censiti appena 74 semafori. E Kinshasa è una metropoli da 10 milioni di abitanti. La Korongozi ha avuto due figli investiti sulla strada e ha deciso che poteva bastare. Così ha sviluppato il primo umanoide piazzato nel giugno del 2013 in boulevard Lumumba. Poi è arrivato il secondo, nell’ottobre dello stesso anno, impiegato proprio davanti al Parlamento del Congo. E adesso i più aggiornati tre, anch’essi realizzati in alluminio e acciaio inox con tanto di pannello solare per il rifornimento energetico: si chiamano Tamuke, Mwaluke e Kisanga.

I primi due agenti-robot erano costati l’equivalente di 15.000 dollari americani ciascuno, mentre i tre più recenti ed evoluti hanno un prezzo di 27.500 dollari. Sono altri due metri e mezzo e pesano 250 chilogrammi. Il vantaggio di mettere i “robocop” agli incroci è che non sono corruttibili, non soffrono il caldo congolese e “lavorano” 24 ore su 24.. Rispetto ai semplici semafori, gli agenti-robot sono presi più seriamente da automobilisti e pedoni, anche perché attraverso il sistema di telecamere di cui sono dotati è possibile risalire ad eventuali infrazioni.

I “robocop” di Kinshasa sono protagonisti del servizio fotografico di Brian Sokol dell’agenzia Panos Pictures, uno dei “Sony’s Global Imaging Ambassadors” (SGIA). La gallery pubblicata in questa pagina fa parte del progetto documetaristico sociale #FutureofCities.

Articolo Precedente

Scenari di crisi, come reagirebbero VW, Daimler e BMW? Vince chi diversifica

next
Articolo Successivo

Goodwood Festival of Speed 2015, il paradiso dei motori esiste davvero – FOTO

next