La data scelta dal quotidiano Libération e dal sito d’inchiesta Médiapart per pubblicare le rivelazioni di Wikileaks sullo spionaggio degli ultimi tre presidenti francesi da parte dell’NSA, non pare davvero casuale. Lo stesso giorno, infatti, il contestatissimo disegno di legge sui servizi segreti presentato dal governo deve essere approvato in via definitiva dal Parlamento. La legge, pensata per rafforzare gli strumenti della Francia nella lotta al terrorismo e alla radicalizzazione islamica, è talmente controversa che il presidente François Hollande ha annunciato già lo scorso aprile di volerla sottoporre al giudizio della Corte Costituzionale, immediatamente dopo il passaggio finale alle Camere.

Il testo, che aumenta notevolmente i poteri del reparto informazioni e sicurezza dei servizi segreti francesi – nonché quelli del primo ministro – in materia di intercettazioni, è accusato dai rappresentanti della società civile, da diversi attori del Web e da alcuni specialisti del settore giuridico e non solo, di voler instaurare una vera e propria forma di sorveglianza di massa su internet. In particolar modo attraverso l’utilizzo di “scatole nere” in grado di raccogliere tutti i metadati degli internauti.

La nuova legge, che secondo le dichiarazioni di un responsabile dei servizi segreti all’AFP non contiene nulla che “i servizi non mettessero già in pratica”, offrirebbe un quadro legale agli agenti, legittimando le nuove tecniche di sorveglianza e permettendo di lottare più efficacemente contro il terrorismo. Considerato dai suoi oppositori un testo particolarmente intrusivo, a discapito della vita privata dei cittadini, il disegno di legge suscita perplessità soprattutto per l’assenza di garanzie e controllo giuridico sulle intercettazioni, che potranno essere autorizzate direttamente dal primo Ministro per motivi quali “la protezione degli interessi economici” o “della politica estera” della Francia

Accezioni tanto vaghe e indefinite che nei fatti permetterebbero di svolgere indagini su chiunque. E a nulla servono le rassicurazioni del governo, che sottolinea come sarà creata un’apposita commissione nazionale di controllo, o l’impegno solenne di Manuel Valls pronunciato davanti ai deputati di non voler mettere in atto “in nessun caso […] una sorveglianza generalizzata dei cittadini”. I detrattori della legge sottolineano come la commissione di controllo non abbia a conti fatti che un ruolo consultivo. Le indagini, infatti, potranno proseguire anche in caso di parere negativo dei commissari e un emendamento, che il governo ha promesso di eliminare, prevede persino che si possano sorvegliare gli stranieri di passaggio in Francia su semplice via libera del primo ministro.

Se le voci critiche sono trasversali agli schieramenti politici, le dichiarazioni di Jean-Marie Delarue, presidente della Commissione nazionale di controllo delle intercettazioni e di sicurezza (CNCIS), destinata ad essere rimpiazzata dal nuovo organo di controllo, hanno fatto particolarmente scalpore. Già davanti alla commissione Difesa, lo scorso aprile, questo profondo conoscitore dei servizi segreti francesi deplorava un avvicinamento ai metodi di spionaggio statunitensi. Durante il suo intervento ha rilevato come i servizi potranno d’ora in poi “utilizzare dei dispositivi mobili di prossimità capaci di captare, in un raggio da 500 metri a un chilometro, i dati di connessione dei telefoni e anche, in caso di terrorismo, le comunicazioni stesse. Immaginate che un simile strumento sia posizionato alla Gare du Nord, dove sono transitate 190 milioni di persone nel 2008. Anche tenendo conto dei viaggiatori regolari, una sorveglianza di questo tipo riguarderebbe un numero altissimo di persone…”. Chiunque, di fatto, trovandosi nel posto sbagliato al momento sbagliato, correrà il rischio di far cadere tutti i propri dati personali nelle mani dei servizi segreti. Il presidente del CNCIS ha anche ricordato che la legge permetterà di conservare i dati raccolti fino a cinque anni e ha sollevato ulteriori dubbi sui poteri della nuova commissione di controllo.

Nonostante le mobilitazioni cittadine e le diverse petizioni, il governo ha mantenuto le sue posizioni e ha deciso di far passare la legge in urgenza. Per rassicurare l’opinione pubblica, Hollande ha già annunciato che porterà il testo davanti alla corte Costituzionale nei prossimi giorni affinché sia tolto ogni dubbio sulla sua legittimità.

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