Nei prossimi mesi sarà montato, in diverse versioni, su molti modelli del gruppo FCA. Ma il nuovo turbodiesel Fiat-Chrsyler da 2.2 litri fa la sua prima apparizione sulla Jeep di taglia medio-grande, la Cherokee, in sostituzione del 2.0 da 170 CV sulla cui base è stato progettato (ma rimane a listino la versione “entry” del 2.0, quella da 140 CV). Il 2.2 Multijet è disponibile in due livelli di potenza: 185 CV sulla base Longitude (45.900 euro), mentre agli allestimenti Limited (50.500 euro) e Limited+ (54.000) è riservata la variante da 200 CV. In entrambi i casi il 2.2 eroga 440 Nm di coppia a 2.500 giri/min – sul 2.0 erano 350 Nm a 1.750 giri/min – ed è abbinato al cambio automatico ZF a 9 marce. I consumi dichiarati dal costruttore per questa nuova, più potente Cherokee variano fra i 5,7 e i 6,1 litri di gasolio ogni 100 km.

Il 2.2 Multijet II nasce in Italia, nello stabilimento di Pratola Serra (Avellino), ed è destinato a fare grandi numeri: la fabbrica è pronta a sfornarne 100.000 l’anno e, secondo i responsabili della Jeep, a equipaggiare il 70-80% delle Cherokee vendute in Europa, che sono circa un migliaio al mese. A livello tecnico, il 2.2 adotta, per usare le parole del direttore tecnico Paolo Pallotti, “molte soluzioni esistenti abbinate in modo smart”, ossia intelligente: un nuovo turbo a geometria variabile, iniezione ad alta pressione (2.000 bar invece di 1.600), pompe dell’olio a portata variabile e contralberi di equilibratura per ridurre rumori e vibrazione.

Abbiamo guidato la Cherokee per un paio d’ore in Valtournenche, ai piedi del Cervino: la prima impressione è che il 2.2 Multijet sia più che adeguato alla massa della Cherokee (fra le 1,8 e le 2 tonnellate) e a soddisfare i clienti che a questa Jeep chiedono di correre su strada (supera i 200 orari) piuttosto che di procedere saggiamente in fuoristrada, dove peraltro questo modello potrebbe dire la sua grazie alla trazione integrale di serie (Active Drive I o Active Drive II, quest’ultima con marce ridotte).

La Cherokee è un’auto confortevole, con grandi sedili tipicamente americani e un assetto morbido. Sulle strade di montagna lo si vorrebbe un po’ più sportivo: se si affrontano curve e salite con brio ci si ritrova “dondolati” un po’ di più del necessario, anche dal cambio che non sempre capisce quando deve scalare. Allora meglio rilassarsi e godersi la strada, cullati dal rombo del 2.2, che nonostante il lavoro sull’insonorizzazione continua a sentirsi forte e chiaro, per poi godersi la generosità del nuovo motore in autostrada, dove dà il meglio di sé: il cambio innesta le marce alte e si viaggi “en souplesse” ben sotto i 2.000 giri.

Nota dell’autore: in una prima versione pubblicata alle ore 14 si faceva riferimento all’Alfa Romeo Giulia che, secondo indiscrezioni di stampa, avrebbe dovuto montare lo stesso 2.2 Multijet. Alle ore 17 FCA ha chiesto di rettificare la notizia, comunicando che la nuova berlina Alfa sarà equipaggiata con un turbodiesel di cilindrata differente. La Casa, però, non comunicherà i dettagli prima della presentazione ufficiale del modello il 24 giugno.

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