I sindacati chiedono, Matteo Renzi risponde. Ovviamente picche. Alla vigilia della ripresa della discussione parlamentare sul ddl sulla scuola, “abbiamo chiesto che il governo, dando seguito agli impegni assunti, ci convochi per aprire in tempi rapidissimi un confronto vero con le rappresentanze sociali, garantendo comunque subito le assunzioni tramite decreto“, chiedono in un comunicato unitario i segretari generali di CgilCisl e Uil. Le assunzioni dei precari promesse dal governo possono essere fatte “senza la necessità di cambiare” la scuola, ribadisce quindi il segretario della Cgil, Susanna Camusso, a margine dell’inaugurazione della camera del lavoro a Pavia: occorre “intanto coprire gli organici e poi affrontare la riforma” predisponendo “quel piano pluriennale che porti a collocare anche gli altri precari” attualmente esclusi dai progetti di assunzione del governo.

La risposta del premier arriva tramite la consueta Enews: “Le assunzioni hanno senso solo se cambiamo la scuola, se c’è un nuovo modello organizzativo”. 100 mila persone in più, più soldi per gli insegnanti, il merito nella valutazione e una diversa organizzazione basata sull’autonomia – rivendica il premier – i governi che ci hanno preceduto hanno tagliato, noi mettiamo più soldi. Tanti. Perché per noi investire nella scuola è investire nel futuro”. Il problema è che “chi è contrario cerca di bloccare la riforma in Parlamento con migliaia di emendamenti, per impedirne l’approvazione, salvo poi accusare il governo di non voler fare le assunzioni”.

Grasso: “Spero che la fiducia si possa evitare” – E per sbloccare l’impasse, non è esclusa l’ipotesi della fiducia, per non fallire nella corsa contro il tempo e dare il via libera al testo. Un’opzione che Pietro Grasso spera si possa “evitare”. “Come presidente del Senato – dichiara ai giornalisti a margine della Festa dell’Unità di Roma – spero ci sia una discussione altrimenti io resto senza lavoro. Spero che in Commissione ci possano essere degli emendamenti e delle modifiche condivise che possano risolvere i problemi di tantissimi cittadini”.

Le accuse dei sindacati – Nella sua Enews Renzi scrive inoltre che “le scuole non sono un ammortizzatore sociale: come diceva don Milani in Lettera a una professoressa “il problema della scuola sono i ragazzi che perde”. Investire sui docenti serve a migliorare la qualità educativa per i nostri figli, non ad accontentare qualcuno”.

La lista delle accuse stilate dalle sigle sindacali è lunga. L’impegno, assunto dal governo il 12 maggio, di avviare un confronto costruttivo per modificare i punti critici del provvedimento si è risolto “in un nulla di fatto”. Per questo i segretari delle tre organizzazioni sindacali aggiungono che “alla vigilia della ripresa della discussione parlamentare abbiamo chiesto che il governo, dando seguito agli impegni assunti, ci convochi per aprire in tempi rapidissimi un confronto vero con le rappresentanze sociali, garantendo comunque subito le assunzioni tramite decreto.

“Non daremo tregua a Renzi e al suo governo – minaccia afferma, Piero Bernocchi – in piazza fino al ritiro definitivo del Ddl ‘cattiva scuola’, uno zombie che ancora non si rassegna ad una pietosa sepoltura, e fino all’emanazione del decreto stabilizza-precari”. Il portavoce nazionale Cobas ha annunciato che il 23 giugno, “quando il “maxiemendamento” verrà presentato in Commissione, si svolgeranno in tutta Italia manifestazioni unitarie delle scuole, delle RSU, dei Cobas e degli altri sindacati che in queste settimane hanno convocato gli scioperi plebiscitari; e il 24 e il 25, quando il testo dovrebbe arrivare in aula per il voto finale, torneremo in piazza in tutte le città. A Roma il 23 manifesteremo intorno al Senato (dalle 17), a Piazza Vidoni e Cinque lune”.

Sul fronte della delega fiscale, invece, “sono pronti sei decreti legislativi che porteremo martedì in consiglio dei ministri e che cambieranno profondamente il rapporto tra cittadini e Stato. Soprattutto per le aziende, all’inizio. Ma in prospettiva anche per i cittadini”.

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