Un nuovo muro di cemento nel cuore dell’Europa. “Costruiremo un muro ai confini con la Serbia per tenere fuori i migranti”, ha detto il ministro degli esteri ungherese Peter Szijjarto. L’annuncio fa riferimento alla costruzione di una barriera alta 4 metri lungo la frontiera con la Serbia, per un tracciato di 175 chilometri. Lo scopo dichiarato è quello di bloccare il flusso crescente di migranti lungo la cosiddetta “rotta dei Balcani” verso l’Europa occidentale. Nel 2014 in Ungheria sono arrivate oltre 50.000 persone secondo le stime del governo di Budapest. Il 1° luglio, ha detto ancora Szijjarto, ci sarà una consultazione con Belgrado su questo progetto. Il ministero degli interni di Budapest dovrà intanto predisporre le tappe di costruzione dell’opera entro mercoledì.

L’Ungheria, insieme alla Repubblica Ceca, è uno dei due Paesi totalmente contrari al piano presentato dalla Commissione Ue per la redistribuzione dei richiedenti asilo tra gli Stati membri dell’Unione. Da mesi il governo di Budapest chiede di cambiare le regole europee comuni per l’immigrazione, in modo da poter espellere subito i non desiderati. Secondo il governo, l’Ungheria non viola nessun regolamento o convenzione internazionale con la costruzione della barriera. Budapest osserva, del resto, che ci sono esempi di iniziative analoghe sulla frontiera fra Grecia e Turchia o in Spagna nelle enclavi del Nordafrica. Il governo sottolinea infine di avere su questo progetto “il consenso della popolazione” magiara.

Pochi giorni fa, il 12 giugno, era stato lo stesso primo ministro Viktor Orban ad annunciare la costruzione del muro. In un intervento alla radio pubblica, Orban aveva spiegato che considererà “tutte le opzioni”, inclusa una barriera fisica. “L’immigrazione è pericolosa“, ha aggiunto. Per Orban l’Ue dovrebbe finanziare strutture al di fuori dei propri confini dove i migranti che desiderano venire in Europa possano rimanere in attesa dell’esame dei loro casi e delle loro richieste d’asilo.

Da tempo Budapest porta avanti una dura campagna contro l’immigrazione. Il 9 giugno il Consiglio d’Europa aveva bocciato Budapest per come gestisce il fenomeno dei richiedenti asilo,
dei Rom e dell’immigrazione. L’Ungheria “deve assicurare alloggi decenti ai richiedenti asilo” scriveva l’Ecri, l’organismo anti-razzismo e intolleranza del Consiglio d’Europa nel suo rapporto. Nel documento l’Ecri si “rammarica che il 22% di tutti i richiedenti asilo presenti nel Paese sia privato della libertà e raccomanda caldamente che il governo usi invece centri di accoglienza aperti, soprattutto per i nuclei familiari con bambini“. L’Ecri esprimeva poi preoccupazione per gli atti di violenza razzista contro i richiedenti asilo, ma anche contro i migranti in generale e i Rom. E l’organismo del Consiglio d’Europa si diceva preoccupato anche per i discorsi d’odio apertamente anti-Rom, antisemiti, xenofobici e omofobici da parte di un “partito di estrema destra”. Ma nel rapporto l’Ecri dava “all’Ungheria anche dei buoni voti per alcune iniziative recenti, tra cui la creazione di un’unità anti razzismo all’interno della polizia e quella di un gruppo di 20 consulenti che hanno il compito di assistere l’Autorità per l’equo trattamento che può incriminare le persone per atti di razzismo e discriminazione.

Quella della chiusura delle frontiere è una richiesto che Budapest fa da tempo alle istituzioni di Bruxelles. “Bisogna chiudere le frontiere davanti gli immigrati illegali. Ci vogliono regole più severe per poter fermare, recludere ed espellere subito gli immigrati clandestini“, dichiarava il 14 febbrao Orban alla radio pubblica. “Non vogliamo – ha detto Orban – che l’Ungheria diventi un campo per gli immigrati”.

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