“Un bambino, un insegnante, una penna e un libro possono cambiare il mondo. L’istruzione è l’unica soluzione.” La storia di Malala Yousafzai (la cui battaglia è oggi oggetto di una delle tracce dell’esame di maturità), 18 anni ancora da compiere il prossimo 12 luglio, parte proprio da questo assunto.

Questa giovanissima pakistana è un’eroina del diritto all’istruzione fin dall’età di 11 anni, tanto da conquistarsi il Premio Nobel per la Pace 2014. Le sue radici e la sua storia recente affondano nel Pakistan, il paese in cui è nata nel 1997 e in cui il 9 ottobre 2012 è stata ferita gravemente da un gruppo di uomini armati, saliti a bordo del pullman scolastico su cui lei stava viaggiando. Dopo essere sopravvissuta all’attentato grazie alla rimozione dei proiettili che le avevano colpito la testa, è stata trasferita in un ospedale di Birmingham che si era offerto di curarla.

Quell’attentato è stato subito rivendicato dai talebani pakistani, che hanno definito la ragazza “il simbolo degli infedeli e dell’oscenità”, minacciando che – se fosse sopravvissuta – i pericoli per lei non erano affatto finiti.

La sua “colpa” era quella di tenere un blog per la Bbc, a cui Malala affidava pensieri e riflessioni sul suo paese di nascita, rivendicando il pieno diritto alla libertà e all’istruzione per il genere femminile. Le leggi del suo paese, infatti, prevedono che le donne siano segregate, a livello fisico e culturale e che dunque non abbiano la possibilità di studiare liberamente, come avviene in molti altri paesi al mondo. Ma a questa giovanissima donna, che si definisce “secchiona”, potevano togliere tutto, non i libri e la scuola. “Per noi ragazze quella porta era come una magica soglia che portava al nostro mondo speciale”, scrive nel suo libro “Io sono Malala”, pubblicato nel 2013.

Nonostante la giovanissima età, Malala è diventata la paladina di milioni di donne che, in ogni angolo del mondo, non possono studiare e realizzare i propri sogni, perché costrette a sottomettersi alla volontà di alcuni uomini e delle loro leggi.

La più giovane vincitrice della storia del Premio Nobel per la Pace (condiviso con l’attivista indiano Kailash Satyarthi) vive oggi a Birmingham, dove finalmente riesce a esercitare quel diritto allo studio che dovrebbe essere garantito a ogni bambina e ragazza. “Sedermi a scuola a leggere libri è un mio diritto”, ha ribadito più volte. La sua battaglia per l’istruzione, però, continua anche da lì: “Vedere ogni essere umano sorridere di felicità è il mio desiderio”, ha detto. Il mondo si è inchinato più volte di fronte al suo coraggio: “Tu sei la nostra eroina, sei la nostra grande paladina. Noi siamo con te, e tu non sarai mai sola”, le ha detto Ban Ki-moon, segretario generale dell’Onu. E sola non lo è più Malala. La petizione online che lei stessa ha lanciato per garantire il diritto all’istruzione e per ottenere più fondi per le scuole ha quasi raggiunto la soglia delle 500.000 mila firme.

Una pagina nera si è abbattuta su di lei nei giorni scorsi. Otto dei dieci talebani che avevano attentato alla sua vita, sono stati assolti dai giudici e liberati in gran segreto. Malala, però, non si arrende e continua la sua battaglia pacifica a colpi di penna.

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