Una serie di fogli Excel in cui sono elencati i nomi delle persone che avrebbero ricevuto mazzette in cambio di appalti. E una “supertestimone” che lavorava nella società che si è aggiudicata quegli appalti. Sono questi due degli elementi al centro dell’inchiesta della procura di Roma nell’ambito della quale sono indagate 44 persone, tra cui funzionari ed ex funzionari della presidenza del Consiglio. Tra di loro Roberto Gasparotti, storico operatore video di Silvio Berlusconi. Nel registro degli indagati anche i nomi di dirigenti della Rai, di La7, di Infront e di società del gruppo Mediaset. Una delle tabelle Excel riporta le cifre che sarebbero state incassate da ciascuno nel mese di riferimento: per alcuni si tratterebbe di un versamento una tantum, per altri di un contributo mensile. Il totale, in fondo al foglio, supera i 2 milioni di euro, quasi 1,2 dei quali sarebbero andati ai funzionari di Palazzo Chigi.

Molti documenti come questo, oltre a una serie di email, erano nella disponibilità della ex dipendente della Di Bi Techonology, una delle società di David Biancifiori specializzate in fornitura di scenografie, gruppi elettrogeni, attrezzature per spettacoli ed eventi. Ora gli appalti che Biancifiori, soprannominato “Scarface, ha ottenuto da Palazzo Chigi e dalle altre società sono al vaglio dei magistrati, che possono contare anche sui resoconti della testimone. Il suo racconto era stato raccolto in modo anonimo anche dalla trasmissione Le Iene: in una puntata di marzo una persona era comparsa nascosta da un cappuccio e con voce camuffata aveva parlato di fatture gonfiate su cui negli uffici della presidenza del Consiglio non venivano effettuati i dovuti controlli.

La ex dipendente riferiva poi di avere subìto diverse minacce a scopo intimidatorio, a seguito delle quali aveva presentato una denuncia. Potrebbe essere sempre lei la fonte che lo scorso settembre aveva inviato, sempre in modo anonimo, una serie di email ad alcune redazioni di giornali e trasmissioni televisive, nonché agli uffici di Rai, Mediaset, La7 e Infront, le aziende che oggi si ritrovano con alcuni dirigenti coinvolti nelle indagini. A tali segnalazioni aveva fatto riferimento lo stesso Biancifiori, intervistato ad aprile dalle Iene poco prima di essere arrestato per un’altra inchiesta, riguardante questa volta una presunta corruzione per la realizzazione di un fast food nel comune di Marino (Roma).

Tra i nomi riportati nelle tabelle Excel uscite dagli uffici della Di Bi Technology, sotto la dicitura “presidenza”, c’è anche quello di Ragusa. Secondo la ex dipendente si tratta del generale dei carabinieri Antonio Ragusa, dal 2005 al 2012 capo del dipartimento Risorse Strumentali della presidenza del Consiglio, finito nel febbraio 2014 agli arresti domiciliari nell’ambito di un’altra inchiesta sugli appalti di Palazzo Chigi che ha coinvolto anche l’uomo d’affari Luigi Bisignani. Dai pm romani è stato acquisito anche il disciplinare di una gara per la fornitura di servizi per tecnologie audio-video e l’organizzazione di eventi, emanato da Palazzo Chigi per oltre 8 milioni di euro con la dicitura “riservato”. A tale proposito il ministro Maria Elena Boschi, chiamato a riferire in Aula dopo la puntata delle Iene, aveva spiegato che “l’attuale governo non ha nessun rapporto con Ragusa” e che “le procedure di appalto gestite fino al 2012 da Ragusa riguardano contratti di appalto secretati per legge”. Nel disciplinare viene indicato come responsabile del procedimento Massimo Schettini, funzionario di Palazzo Chigi destinatario una email della Di Bi Technology in cui gli veniva chiesto il parere su un pianoforte da acquistare. Secondo la super testimone una dei doni ricevuti per facilitare l’assegnazione di appalti.

di Loredana di Cesare e Luigi Franco

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