Comincia oggi l’Onda Pride, la manifestazione che già da qualche anno colora le strade di decine e decine di città italiane, portando un messaggio di accoglienza per tutte le diversità, per le famiglie eterosessuali a quelle arcobaleno, tutte indistintamente benvenute a partecipare alla giornata dell’orgoglio Lgbt. Tra le realtà che la inaugureranno, c’è anche Verona, città che conosce da vent’anni mozioni omofobiche. L’ultima, in ordine di tempo, prevede l’istituzione di una “Festa della famiglia naturale” fondata sull’unione fra uomo e donna e per di più vorrebbe impedire i percorsi contro l’omofobia dentro le scuole, bollandoli per “propaganda omosessualista”. La solita solfa, dal vago (e neanche tanto) sapore putiniano.

La città scaligera però non ci sta: per questo motivo si terrà il pride cittadino, che prevede una grande partecipazione da tutto il Triveneto e dalla stessa Lombardia. E anche un ospite d’eccezione: Stuart Milk, parente di Harvey Milk – l’attivista americano che impedì che negli Usa l’omosessualità divenisse illegale, e poi ucciso per le sue lotte – e consigliere politico di Obama per i diritti civili. «Ero già venuto a vedere il circolo dedicato a mio zio» mi confida al telefono “e sono stato invitato a partecipare alla marcia. Ho capito che c’era bisogno di un supporto. E quando c’è bisogno d’aiuto, io accorro”.

La marcia veronese rende un evento locale indicativo del sentimento di un paese: il sentimento di chi lotta per i diritti. È stato così come altrove, anche negli stessi Usa: “Le sfide che entrambe le comunità affrontano, quella italiana e quella americana, sono simili. Da noi è venuta anni prima ed è stata caratterizzata da episodi ben più drammatici e violenti. C’è stata una forte reazione locale e la situazione si è smossa più rapidamente”, mi rivela ancora Milk facendo un paragone tra le nostre rispettive realtà. Gli chiedo, a questo punto, come vede la situazione italiana, riguardo i diritti delle persone Lgbt. “Siamo di fronte ad una grossa sfida, anche qui ci sono molti problemi come in America. Quello principale è la visibilità: c’è ancora poca gente che si mette in gioco, che dimostra di essere quello che è, nel suo quotidiano”.

Gli ricordo, a questo punto, che in Italia c’è il dibattito sulle unioni civili, “alla tedesca” per citare il nostro Presidente del Consiglio: per alcuni sono un modello superato, per altri invece il primo passo indispensabile per arrivare alla piena uguaglianza… “Credo che la maggioranza non abbia nessuna facoltà per negare il matrimonio a una minoranza. Stiamo parlando di diritti umani. Amare e sposarsi è un diritto umano! Negli Usa non ci sono le unioni civili, non si prevedono passaggi intermedi. Al momento il 70% delle persone LGBT può accedere al matrimonio. Prevedo che entro giugno si arriverà al 100%”.

E cosa dire a chi, pur non ritenendosi omofobo, fa discorsi quali “ai gay niente matrimonio, è solo per etero” oppure “i bambini possono crescere solo con un padre e una madre”? Fa una piccola pausa, forse sorride… e di nuovo risponde, sempre pacato: “A chi mi dice una cosa simile, rispondo in modo molto semplice: non ti sposare con una persona del tuo stesso sesso e non farci figli”. Ha le idee chiare, Stuart Milk. Anche su quali sono quegli aspetti fondamentali per facilitare il percorso per la conquista del matrimonio egualitario: “Non so cosa accadrà domani da voi. Ma posso dire che l’Italia, come in tutti quei paesi in cui c’è un aumento della visibilità, si possono fare grandi passi avanti. La parola chiave è – appunto – la visibilità. Come è già accaduto negli USA, in Irlanda e persino in Vietnam”.

Oggi a Verona, la “Verona diversa, che rifiuta di vivere soffocata dall’odio, dalla violenza, dai pregiudizi e dal conformismo” come si legge nel documento programmatico del Pride cittadino, porta in piazza tale consapevolezza. Stuart Milk è venuto a dare man forte alla parte sana e bella di quella città e, più in generale, del nostro paese. Possiamo dire di essere fieri e fiere di stare dalla stessa parte. E buon orgoglio a tutti e a tutte!

 

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