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Cannabis, la Toscana miete il primo raccolto di Stato: Firenze come la California? Chiedete a Enzo Brogi

Classe 1952, figlio di un mugnaio e di una pastora, consigliere regionale del Pd e sindaco rosso più votato d'Italia a metà degli anni '90, Jovanotti lo ha definito "un action hero di una sinistra che definirei “sana”: è lui ad aver firmato la prima norma italiana per i farmaci cannabinoidi a carico del sistema sanitario regionale, la legge toscana numero 18 dell'8 maggio 2012

di Ilaria Lonigro

La Toscana miete la prima cannabis di Stato: lo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze, dopo 3 mesi di coltivazione, ha raccolto e messo a essiccare 50 piante di canapa destinate ad alleviare dolore, nausea e spasticità dei malati di sclerosi multipla, tumore e sla. Mancano solo l’ispezione dell’Aifa, l’agenzia nazionale del farmaco, e il via libera del ministero della Salute e finalmente la sperimentazione attesa da anni potrà avere inizio.

Firenze come la California, Toscana roccaforte dell’antiproibizionismo dello Stivale. A esserne portavoce, da anni, un politico un po’ hippy, che a 60 anni passati porta i capelli lunghi e va ai concerti della Bandabardò. E’ Enzo Brogi, classe 1952, figlio di un mugnaio e di una pastora, consigliere regionale del Pd e sindaco rosso più votato d’Italia a metà degli anni ’90, quando Cavriglia (Arezzo) lo elesse primo cittadino. Porta la sua firma la prima norma italiana per i farmaci cannabinoidi a carico del sistema sanitario regionale, la legge toscana numero 18 dell’8 maggio 2012, scritta ricordando la collega Alessia Ballini, morta per un tumore che la costringeva a cercare gli spacciatori per alleviare il dolore.

Nei giorni in cui Firenze miete la sua prima marijuana, esce nelle librerie il volume di Brogi “Altre direzioni. Storie di ordinaria periferia” (200 pp., ed. Clichy), una raccolta di articoli con cui negli anni ha raccontato, con passione e semplicità, le sue battaglie per i più deboli, portate avanti dai banchi di Palazzo Panciatichi con proposte di legge che hanno fatto da apripista ad altre Regioni. Oltre alla cannabis terapeutica, quelle sul gioco d’azzardo patologico, l’assistenza sessuale per i disabili e il miglioramento delle condizioni delle carceri. Brogi, “moschettiere di cuori” per Sergio Staino, che gli dedica il ritratto sul frontespizio, e “uomo d’azione, un action hero di una sinistra che definirei “sana”, della quale andare contenti a testa alta per il mondo” per l’amico Lorenzo Cherubini Jovanotti, che firma la prefazione. Completano il volume due scritti di Simone Cristicchi e Concita De Gregorio.

Due capitoli sono dedicati a Fabrizio Cinquini, il medico chirurgo di Pietrasanta condannato nel 2013 in primo grado a 6 anni, 30mila euro di multa e interdizione perpetua dai pubblici uffici. Coltivava la cannabis in giardino a scopo di ricerca (non autorizzata). Per la legge, questo equivaleva a spacciare. “Per anni – scrive Brogi nel libro – ha messo a repentaglio la propria libertà in nome della ricerca per l’utilizzo di farmaci naturali; quando poi ci sono centinaia e centinaia di medici che non rischiano proprio niente, prescrivendo morfina, oppiacei ed altre diavolerie chimiche che possono avere anche delle gravi controindicazioni e dipendenze certe”.

Grazie a persone come lui, la cannabis terapeutica è entrata nel dibattito pubblico. In Toscana più che in altre regioni. E la Versilia apre la stagione estiva celebrandola con un gelato. Da Massa a Torre del Lago, sempre più gelaterie offrono il gusto ai semi di canapa. Si chiama Cannabis Sativa o One Love, in onore di Bob Marley. Niente effetti psicotropi: nel cono, nessuna traccia del principio attivo Thc.

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