Tra le meraviglie del futebol bailado e la rogna della corruzione, si apre nella notte di giovedì la Copa America 2015, dal 12 giugno al 4 luglio in Cile, il torneo per squadre nazionali più antico del mondo, probabilmente il più divertente dal punto di vista tecnico. In campo Messi e Neymar, Sanchez, Cavani e James, in panchina Pekerman e Sampaoli, Dunga, Tabarez e il Tata Martino, lotteranno per il trofeo e per far dimenticare, anche solo per un attimo, che gli arresti che hanno terremotato la Fifa non riguardavano solo i Mondiali di Russia 2018 e Qatar 2022. Anzi, erano incentrate proprio intorno alla Copa America e all’intreccio criminale tra società che si occupano di diritti tv e marketing sportivo e le federcalcio locali e continentali.

Ancora una volta le vene aperte dell’America Latina, meravigliosamente raccontate dal recentemente scomparso Eduardo Galeano, esplodono in tutte le loro contraddizioni portando a galla un continente in cui miseria e splendore si rincorrono continuamente tra loro, come fossero ragazzini che inseguono il pallone su uno dei mille improvvisati campi di calcio che disegnano la sua geografia. Il giorno in cui comincia a tremare il palazzo del potere della Fifa, quel 28 maggio in cui l’Fbi e la polizia giudiziaria svizzera indagano 14 persone e ne arrestano 7 a Zurigo, e poi nella successiva tornata di arresti, ci sono diversi ex presidenti e alti dirigenti sia della Conmebol (federcalcio sudamericana) sia delle varie federcalcio locali sudamericane, ma soprattutto i responsabili delle società che trattano, comprano, vendono i diritti televisivi e commerciali della Copa America e s’inseriscono nel business dei biglietti e dell’hospitality (alberghi, centri sportivi).

Uno dei centri principali del malaffare è la Traffic (nome omen, poi ricostituita come Datisa), società sudamericana che corrompe dirigenti locali fin dal 1991 per assicurarsi i diritti tv della competizione. “Trent’anni di marciume”, riassume l’Attorney General statunitense Loretta Lynch, che le indagini arrivano alla Copa America 2015 e puntano poi al 2016, 2019 e 2023. Per queste quattro competizioni sarebbero girati ben 110 milioni di tangenti, un terzo del valore complessivo (352 milioni) dei diritti televisivi. Il cuore dello scandalo è il 2016, la competizione del centenario che si dovrebbe tenere negli Stati Uniti – che già si erano presi le Olimpiadi del centenario del 1996 con Atlanta superando, non si sa bene come, Atene – ovvero, per la prima volta nella storia, fuori dal continente latino americano. E, cosa mai successa prima, ospitando anche sei nazionali della Concacaf (federcalcio del centro e nord America, altro cuore di tenebra della corruzione) tra cui di sicuro Messico e Usa.

Ma a questo punto, se la Copa 2016 è in forte dubbio, quella del 2015 si gioca. Non è infatti indagato Sergio Jaude, presidente della federcalcio cilena, anche se avrebbe ammesso di aver preso 1,5 milioni (la parte della torta di 20 milioni spettante a ognuno, mentre Argentina e Brasile ne prendevano 3) ma pensava fosse un pagamento lecito. Tutto questo dovrebbero far dimenticare, almeno per un attimo, le serpentine di Messi e le alchimie tattiche di Sampaoli. Nel ranking Fifa, per quanto discutibile se mette il Belgio secondo posto dopo la Germania, ci sono l’Argentina terza, la Colombia quarta e il Brasile quinto. L’Uruguay è ottavo, il Cile diciannovesimo. Proprio l’Argentina, con Messi, Tevez, Aguero, Di Maria, Mascherano e Banega è la favorita, in panchina il Tata Martino che dopo la brutta esperienza a Barcellona ha preso lo scorso agosto la squadra vicecampione del mondo. Subito dietro tocca mettere il Brasile, anche se mai così povero di stelle – il solo Neymar davanti a onesti giocatori come Willian e Fernandinho e strampalati talenti come Robinho – e con un tecnico come Dunga poco amato in patria e fuori.

Molto meglio la Colombia del maestro Pekerman, argentino punto di riferimento di un’intera generazione di tecnici sudamericani, che davanti a James può scegliere tra Jackson Martinez, Bacca, Gutierrez e Falcao. O i detentori dell’Uruguay che, pur privi di Suarez (ancora squalificato per il morso a Chiellini), mettono a disposizione di Tabarez un’ ottima squadra trascinata da Cavani. Pur senza mai avere vinto un Copa America, entra di diritto nel lotto delle favorite anche il Cile del bielsista Sampaoli, che davanti a Bravo può schierare Vidal, Valdivia e Alexis Sanchez.

Nel girone A dei padroni di casa cileni anche il Messico, ospite della Concacaf che si presenta con la squadra riserve puntando alla Copa de Oro sua confederazione, l’Ecuador tutto attacco e la piccola Bolivia. All’interno del gruppo B con Argentina e Uruguay l’altro ospite, i Reggae Boys giamaicani, e il Paraguay allenato dalla vecchia conoscenza italiana Ramon Diaz. Nel girone C con Brasile e Colombia il Perù di Guerrero e il Venezuela di Rondon.

Passano le prime due di ogni girone e le due migliori terze. Le partite saranno trasmesse su Gazzetta Tv e sul canale 59 del digitale terrestre, e cominceranno per la maggior parte intorno all’una e mezza di notte, con l’eccezione di qualche turno preliminare alle 21 o alle 23. la Finale è prevista alle dieci di sera ora italiana. Se l’Fbi per raccontare le rogne del calcio si presenta all’alba, la Copa America il suo splendore lo offre dopo il tramonto.

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