“L’Italia ha tutto da guadagnare da un punto di vista economico commerciale” dall’adozione del Ttip (Trattato transatlantico per il commercio e gli investimenti), che dovrebbe andare in porto “il prima possibile”. Ne è convinta Abigail Rupp, console degli Stati Uniti a Firenze, intervenuta il 10 giugno 2015 a un’iniziativa della Camera di Commercio dedicata alle opportunità Usa per le aziende del territorio. Secondo Rupp, con il trattato transatlantico, che punta a sviluppare in maniera considerevole l’area di libero scambio Usa-Ue, sarà possibile fissare “alti standard nel campo del lavoro, dell’ambiente, della protezione dei consumatori, alzando l’asticella del resto delle politiche globali”, e sarà anche più facile, tramite “regole chiare e procedure più semplici“, “combattere i reati legati alla mancata tutela della proprietà intellettuale”.
L’entusiasmo americano, quindi, non sembra essere stato fiaccato dall’ultima presa di posizione dell’Europa che martedì 9 ha presumibilmente deluso le aspettative del partner Usa decidendo, in sede di Parlamento Ue, di rinviare sia il voto che il dibattito sulla risoluzione del trattato. Il portavoce della commissaria europea al commercio Cecilia Malmstroem ha poi così commentato lo slittamento: “Strasburgo ha stabilito di continuare il lavoro sulla risoluzione sul Ttip e attendiamo che arrivi alla fine del suo dibattito. Sappiamo che è un tema che suscita preoccupazioni ma che presenta anche aspetti positivi. La Commissione europea continua a percorrere la strada dei negoziati per trovare un accordo condiviso, ma tenendo conto delle posizioni degli stati membri e dell’Europarlamento espresse negli ultimi mesi”.
Per il momento, quindi, l’Europa non sembra voler correre a tutti i costi. Tanto che il prossimo round sul trattato transatlantico, il decimo dall’inizio dei negoziati, è slittato a luglio e si terrà a Bruxelles. Al momento, però, non sono ancora state fissate le date né è stata definita l’agenda precisa delle discussioni. E questo nonostante, soltanto una manciata di giorni fa, al G7, bavarese, il presidente americano Barack Obama era riuscito a convincere i capi di Stato delle economie più industrializzate del mondo ad accelerare sul trattato di libero scambio e a far mettere nero su bianco l’accordo in un comunicato finale condiviso. Alle potentissime lobby favorevoli al trattato, quindi, non resta che tornare alla carica in occasione della conferenza annuale del gruppo Bilderberg, che si terrà dall’11 al 14 giugno prossimi a Telfs-Buchen, in Austria e alla quale parteciperanno circa 140 persone tra esponenti della politica, dell’industria, ricercatori, docenti e giornalisti. Un’occasione ghiotta per rilanciare il negoziato, tanto più che il Ttip è uno degli argomenti all’ordine del giorno dei colloqui riservati tra i potenti del mondo.
In pratica un segreto nel segreto, visto che anche i dettagli del trattato in discussione sono top secret e riservati agli addetti ai lavori. Quello che si sa è che il Ttip, in corso di negoziato dal 2013, se approvato potrebbe essere il più grande accordo economico e commerciale nella storia delle relazioni internazionali. Obiettivo dichiarato del trattato, costituito da ventiquattro capitoli suddivisi in tre sezioni distinte, è quello di ridurre al minimo i dazi e le barriere non tariffarie, aumentando a dismisura il livello di competitività delle due sponde dell’Atlantico. Non senza conseguenza, come rimarcano gli oppositori dell’intesa che da ultimo nell’aprile scorso sono scesi nelle piazze di tutto il mondo. La preoccupazione, in estrema sintesi, è che la smobilitazione doganale comprometta definitivamente la rigida architettura normativa che ha finora tutelato il consumatore europeo nei confronti delle multinazionali.
Il trattato di matrice liberista è contrastato anche in Italia da organizzazioni sociali, movimenti e associazioni dei consumatori. Tra queste, si schierano contro anche i presidenti dell’Adusbef e di Federconsumatori, rispettivamente Elio Iannutti e Rosario Trefiletti che alla Rupp replicano a distanza definendo il Ttip un accordo che “nasconde problemi seri e un vero attentato alla salute garantita da standard di sicurezza conquistati in Europa anche con le battaglie legali e i pronunciamenti dei tribunali”.  I rappresentanti delle due associazioni dei consumatori puntano il dito sui “rischi per la filiera alimentare, la minaccia per i diritti sindacali europei, l’ingresso di merci e alimenti di qualità scadente prodotti dalle multinazionali americane (come vegetali e carne ogm)”, per non parlare del rispetto che verrebbe a decadere riguardo alle “norme sulle sostanze chimiche tossiche, leggi sanitarie, prezzi dei farmaci, privacy dei cittadini su internet, brevetti e copyright”.
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