Ha patteggiato due anni di reclusione (pena sospesa) e una multa da 70mila euro nell’inchiesta Mose, poi è stato riconfermato presidente del Collegio dei revisori dei conti di PadovaFiere spa, partecipata al 20% dal Comune guidato dal leghista Massimo Bitonci e dalla Camera di commercio di Padova. Ma l’incarico non è durato molto e, al divampare delle polemiche, è stato costretto a rinunciare. Paolo Venuti, commercialista di fiducia dell’ex governatore Giancarlo Galan, era stato arrestato il 19 luglio 2013 all’aeroporto di Venezia e accusato di essere un prestanome del politico di Forza Italia. A ottobre dell’anno scorso aveva patteggiato ed era uscito dall’inchiesta, pochi giorni prima dello stesso Galan, che proprio in questi giorni ha annunciato l’imminente ritorno all’attività politica da deputato.

La notizia della nomina di Venturi a PadovaFiere era trapelata stamattina sulla stampa locale. “E’ la realtà che supera la fantasia”, è subito intervenuta la deputata M5S Silvia Benedetti. “È la conferma che nel nostro paese la corruzione è un sistema”. E ancora: “Nel nostro paese evidentemente in alcuni casi, come quello che abbiamo sotto gli occhi, nei Cda la corruzione conclamata fa curriculum, ammettere di aver fatto da prestanome all’ex ministro Galan per giri enormi di denaro è una nota di merito e questo è sconfortante, sia nei casi di società pubbliche sia nei casi di società pubbliche/private o private”.

Dopo qualche ora, la notizia del passo indietro: “È bene precisare – ha spiegato l’amministratore delegato di PadovaFiere Daniele Villa in una nota riportata dal Mattino di Padova – che la nomina di Paolo Venuti come membro del collegio dei sindaci è stata deliberata lo scorso aprile all’unanimità dall’assemblea dei soci di PadovaFiere spa”. Tutti d’accordo, dunque, nonostante il patteggiamento di pochi mesi prima in uno dei peggiori scandali degli ultimi anni. “In data odierna”, continua Villa, “il dottor Venuti ci ha presentato la rinuncia formale all’incarico, rinuncia che abbiamo deciso di accettare per sgomberare il campo da ogni dietrologia o da ogni dubbio sull’assoluta trasparenza con cui la nostra società da sempre opera”.

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