Tutti pazzi per le figurine

figurine-quattro-moschettieriIn Italia, sebbene fossero state diffuse figurine a scopi commerciali fin dall’inizio del secolo, il boom del collezionismo si ebbe soltanto nel corso degli anni Trenta del Novecento, grazie a un concorso promosso nel 1936 dalla Perugina e dalla Buitoni e collegato a una fortunatissima trasmissione radiofonica di Angelo Nizza e Riccardo Morbelli, un radiosceneggiato che faceva comicamente il verso a Dumas e ai suoi tre famosi schermidori: I Quattro Moschettieri (1934-1937).

L’iniziativa mise in palio vari premi (un libro illustrato ispirato alla trasmissione; confezioni di pasta assortita; scatole di cacao, mandorle, cioccolatini o caramelle) per chi fosse riuscito nell’impresa di completare un album delle figurine litografate a colori da raccogliere, disegnate dal fumettista Angelo Bioletto. Il premio più ambito, per chi ne avesse riempiti 150, era quella Fiat 500 Topolino, lanciata nel 1936 e uscita di produzione nel 1955, che si sarebbe impressa indelebilmente nell’immaginario collettivo.le-figurine-3bis

Per i partecipanti al concorso il nemico aveva un nome ben preciso: il feroce Saladino. Sulla figurina che lo ritraeva, pressoché introvabile, fu montato un vero e proprio caso; la sua rarità, per Bioletto, era stata l’effetto di una “consapevole tattica distributiva della Buitoni; secondo altri la causa era da ricercarsi nel clamoroso ritardo nella consegna delle bozze proprio dall’artista” (cfr. Paola Basile, a cura di, Il museo della figurina. Dagli antecedenti alla figurina moderna, con la collaborazione di Thelma Gramolelli, Modena, Panini, 2014, p. 75).

La febbre delle figurine colpì tutto il paese, al punto da produrre “borsini, stamperie illegali e circoli di scambisti. Pare che a Roma un orefice accettasse album completi come pagamento e a Nettuno i biglietti potevano essere barattati con le figurine” (ibid.). Nel 1937 approdò alle sale cinematografiche un film di Mario Bonnard. Il titolo? Il feroce Saladino.

bonaventura1A tutto questo il regime fascista volle porre fine, in quel medesimo 1937, cancellando a un tempo programma e concorso, anche per gli eccessi di consumismo e il coro di proteste sollevato dalla concorrenza. Sulla scia dell’iniziativa Buitoni-Barilla si sarebbero messe però altre realtà imprenditoriali. Fra queste la Barilla, che, sempre nel 1937, lanciò il “Concorso Bonaventura”. Per partecipare bisognava completare l’album con 50 esemplari diversi, stampati e messi in circolazione negli stessi quantitativi, come espresso a chiare lettere nel regolamento. Un valore aggiunto ribadito, sulla copertina dell’album, dalla scritta sul cartello in bocca al cane del signor Bonaventura: «nessuna figurina rara».

Un decreto del Ministero delle Corporazioni, emesso il 10 novembre 1937, vietò alla fine tutti i concorsi che prevedevano la presenza di figurine.

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Il dopoguerra e le Panini

A traghettare l’Italia verso una nuova fase, quella della figurina moderna, fu la casa editrice milanese Nannina, fondata il 2 aprile 1947, con i suoi soggetti sportivi (dal calcio al ciclismo). A imprimere la vera svolta al genere è stato però Lotario Vecchi, fondatore (1949) di un’altra casa editrice di Milano: la Astra. Il suo Albo per figurine di animali di tutto il mondo è il primo album italiano di figurine a poter essere acquistato in edicola.

Nel 1960 nascono le figurine Panini. Impossibile qui anche solo riassumere le vicende delle serie dei mitici calciatori, ma due di loro meritano almeno una menzione speciale.

Il primo è Carlo Parola, l’autore della rovesciata che, dal 1965, è diventata il marchio di fabbrica della raccolta.

Il secondo è un altro presunto introvabile, il portiere Pier Luigi Pizzaballa, ricordato per essere stato la prima figurina dell’album quando militava nell’Atalanta, prima squadra in ordine alfabetico in serie A […]. La leggenda vuole che all’inizio della stagione ’63-’64 fosse assente il giorno in cui il fotografo della Panini si presentò al campo d’allenamento. Nella realtà sembra invece che l’immagine non sia mai stata introvabile, anche per una legge che vietava le figurine rare” (cfr. Paola Basile, a cura di, Il museo della figurina, cit. p. 183).

Le figurine rare: quasi storie d’altri tempi. Perché oggi, in rete, troviamo praticamente tutto.

di Massimo Arcangeli e Sandro Mariani

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