Prima della fine del mese i creditori potrebbero fare “proposte alternative” alla Grecia rispetto a quella discussa la scorsa settimana. Ad aprire un nuovo spiraglio di speranza per Atene è stato il presidente francese Francois Hollande, a margine del G7 di Elmau. Il termine ultimo per il negoziato è fine giugno, ha ricordato Hollande. Sabato era emerso che il presidente della Commissione Ue Jean-Claude Juncker aveva rifiutato una telefonata del premier greco Alexis Tsipras, reo di aver tenuto al Parlamento un discorso durissimo in cui bocciava la proposta presentata da Fondo monetario, Banca centrale europea e della stessa Commissione in cambio dello sblocco dell’ultima tranche di aiuti da 7,2 miliardi.

Se il presidente francese fa balenare la possibilità di una via di uscita in extremis, però, il ministro delle Finanze greco Yanis Varoufakis, in visita in Germania per incontrare l’omologo tedesco Wolfgang Schaeuble, ha concesso allo Spiegel un’intervista in cui addossa interamente ai creditori la colpa dell’impasse delle trattative. Secondo Varoufakis la ex troika sta sabotando il negoziato rimangiandosi le promesse fatte e ha presentato una bozza di accordo “controproducente”, mentre Atene ha fatto “grandi concessioni” su Iva e surplus di bilancio. La Grecia, da parte sua, non firmerà alcun accordo senza una ristrutturazione del debito, ha sottolineato il ministro.

Varoufakis comunque ora non guida più il gruppo dei negoziatori con le istituzioni internazionali. E mentre lui continua ad attaccare, una delegazione di alto livello del governo greco è arrivata a Bruxelles per valutare ancora i margini per un eventuale accordo. Ne fanno parte Euclid Tsakalotos, ministro aggiunto agli Affari esteri, Nikos Pappas, ministro dello Stato e braccio destro del premier, e altri funzionari dell’esecutivo. “I negoziati continuano a livello politico a Bruxelles per verificare quali sono i margini in vista di una soluzione condivisa. La missione farà delle proposte concrete”, ha spiegato il portavoce Gabriel Sakellaridis. Mercoledì prossimo, sempre a Bruxelles, dovrebbe tenersi un vertice ristretto fra Tsipras, la cancelliera tedesca Angela Merkel, il presidente francese Hollande e Juncker. E fonti europee hanno fatto sapere che prima di quella data la Commissione aspetta le nuove proposte di Atene, “altrimenti è anche inutile incontrarsi”. Merkel ha avvertito che “non c’è più molto tempo” e la solidarietà dei partner europei richiede che la Grecia adotti i necessari provvedimenti. Il presidente americano, Barack Obama, ha detto che “gli Stati Uniti sostengono gli sforzi in atto per una soluzione e per un programma per la Grecia”, ma Atene “deve essere seria nel fare le riforme”.

Il ministro del Lavoro greco, Panos Skurletis, ha anticipato comunque che il governo sta lavorando alla modifica di “alcune” delle proprie proposte di riforma. In particolare, secondo i media locali la delegazione di Atene è disposta a una drastica riduzione delle esenzioni fiscali, in modo da aumentare le entrate. Tuttavia non sarebbe stata toccata la parte che riguarda l’Iva, con tre aliquote previste (6%, 11% e 23%) contro le due (11% e 23%) richieste dalle istituzioni internazionali. La Grecia avrebbe anche preparato una misura per colmare il divario tra l’avanzo primario proposta da Atene (0,6% quest’anno e 1,5% il prossimo) e quello dei creditori (1% nel 2015 e 2% nel 2016). Sulle pensioni il governo Tsipras resterebbe irrevocabile nel proprio intento di non tagliare gli assegni, ma propone di ritoccare il sistema della contribuzione e delle uscite anticipate dal lavoro.

Dalla Baviera, dove si è concluso il G7, il premier italiano Matteo Renzi ha tentato di tamponare i timori delle possibili ripercussioni negative che un default della Grecia avrebbe sul tasso di interesse pagato dai titoli di Stato italiani. Oggi, ha sostenuto, “l’Italia si presenta non più come il malato d’Europa” e “non si parla più di contagio Grecia-Italia”.

 

 

Articolo Precedente

Finanziamenti europei: la supercazzola

next
Articolo Successivo

M5S, referendum euro: che differenza c’è fra un milione di firme o duecentomila?

next