Terremoto curdo in Turchia: dopo 13 anni ininterrotti al potere il partito islamico Akp del ‘sultano Recep Tayyip Erdogan ha perso la maggioranza assoluta in parlamento inciampando sulla ‘scommessa folle’ dell’’Obama curdo’ Selahattin Demirtas, che ha portato il suo partito Hdp nato nel 2014 oltre la micidiale soglia di sbarramento del 10%, conquistando 79 deputati.

La Turchia pare avviarsi dunque verso una nuova era. Dopo lo spoglio del 99,89% delle schede, con risultati quindi praticamente definitivi, il partito Akp del presidente Erdogan si ferma a 258 seggi su 550 alle politiche turche. Il partito islamico, che ha ottenuto il 40,80% (contro il 50 alle politiche del 2011), perde la maggioranza assoluta in parlamento che aveva dal 2002. Il primo partito dell’opposizione il socialdemocratico Chp di Kemal Kilicdaroglu ottiene riferisce Hurriyet online il 25,05% e 132 seggi, i nazionalisti del Mhp di Devlet Bahceli il 16,36% e 81 deputati. Il partito curdo Hdp di Selahattin Demirtas, fondato nel 2014, supera ampiamente la soglia di sbarramento del 10% con il 13% dei voti e 79 seggi. L’affluenza alle urne è stata alta, all’86,49%.  “Ci aspettavamo circa il 12% o 13% dei voti. Ed è andata come previsto. Siamo felici dei risultati”, ha commentato a caldo Demirtas.

Oltre all’obiettivo della maggioranza assoluta, Erdogan si era prefissato di superare il 60% necessario a poter convocare un referendum sul sistema politico del Paese. “Prevediamo un governo di minoranza ed elezioni anticipate“, ha fatto sapere un alto ufficiale dell’Akp. “La decisione della nazione è la migliore decisione. Non preoccupatevi. Non ci inchineremo mai ad alcun potere”, ha detto il premier Ahmet Davutoglu. “Siamo felici di entrare in parlamento con 80 deputati”, ha detto nella prima dichiarazione post elettorale il deputato del partito filo-curdo Hdp, Sirri Sureyya Onder. “La democrazia ha vinto. Guardando il quadro in questo momento non sembra possibile un governo di un singolo partito. È chiaro che ci sarà un governo di coalizione”, il commento del segretario generale del Chp, Gursel Tekin.

Ad Ankara si apre ora una delicata fase per la formazione di un nuovo governo. Il presidente Erdogan, prevedono diversi analisti, dovrebbe incaricare una personalità dell’Akp, il partito che ha ottenuto più voti, di cercare di formare il nuovo governo, ricercando una alleanza obbligata con i nazionalisti del Mhp. Questa scelta “sarebbe la continuazione della corruzione e della tirannia” sostiene lo scrittore e attivista politico Burhan Sonmez, in un colloquio con Aki-Adnkronos International.

L’accordo politico con l’Mhp, e quindi il rifiuto di tornare alle urne, “è una strada quasi obbligata”, dice il curdo Sonmez, autore del romanzo “Gli innocenti“, pubblicato anche in Italia. Certo non una buona strada da percorrere, a suo giudizio, visto che il partito degli ex Lupi grigi è fermamente contrario ai colloqui di pace con i curdi e a ogni apertura nei confronti delle minoranze interne. “Ma queste elezioni – aggiunge il romanziere curdo – dimostrano che  la vita in Turchia sta cambiando molto rapidamente e che saremo sempre in grado di creare nuove possibilità, che si spera possano migliorare la situazione”.

Riguardo agli scenari politici turchi, interviene anche il giornale egiziano Al-Ahram – che sostiene il governo del generale Abd al-Fattah Al-Sisi – che evidenzia come i risultati elettorali siano un “serio colpo” alle ambizioni del presidente turco, mentre l’agenzia di stampa ufficiale saudita Spà scrive che il partito di Erdogan si trova, per la prima volta dopo tredici anni ininterrotti al potere, “in un territorio sconosciuto” perchè dovrà, per forza di cose, allearsi con un’altra forza politica.

I due vice premier Bulent Arinc e Numan Kurtulmus dell’Akp, secondo l’agenzia ufficiale Anadolu,  si sono espressi a favore di una coalizione con una o più altre forze, definendola come un’opzione migliore rispetto a nuove elezioni.  Arinc ha affermato che le elezioni hanno comunque decretato il “successo” dell’Akp e ha spiegato il risultato positivo ottenuto dai curdi dell’Hdp con la campagna portata avanti dagli altri partiti di opposizione per “far fuori” l’Akp. Rivolgendosi quindi a tutti i partiti del nuovo parlamento, Arinc ha chiesto di impegnarsi “se possono” a formare un governo di coalizione con il partito di maggioranza relativa.

Nel frattempo, il presidente turco è scomparso dalla scena, non comparendo in pubblico da oltre ventiquattrore. A conteggiare, fino al secondo, il periodo di “latitanza” di Erdogan è un sito provocatorio antigovernativo. Il conteggiatore scandisce attimo dopo attimo, il tempo dell’insolito silenzio del presidente turco.

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