“La nostra applicazione rispetta i dettami del car pooling, ovvero la condivisione dei posti vuoti di un’auto già impegnata in un determinato tragitto. Questa caratteristica ci distingue da Uber e quindi ci mette al sicuro dalla sentenza del Tribunale di Milano”. Sono le parole di Davide Ghezzi il quarantenne – di origini piacentine, ma milanese d’adozione – che ha importato nel capoluogo lombardo un tipo di business molto diffuso all’estero. Si basa su un app per smartphone che permette di creare una community di driver e passeggeri che hanno deciso di lottare contro lo spreco delle tante vetture che quotidianamente girano con posti vuoti a bordo. “Inoltre – continua Ghezzi – i nostri autisti non chiedono un compenso, ma propongono solo un rimborso chilometrico che l’ospite può pagare, ma anche decidere di dare di meno o addirittura di più”. Questa applicazione è molto conosciuta soprattutto da quei driver Uber Pop che presto potrebbero rimanere disoccupati, in caso di rifiuto del ricorso alla decisione dei giudici che hanno decretato l’app statunitense fuori legge e ne ha chiesto la chiusura, perché svolge una concorrenza sleale. Letzgo nega che il suo servizio possa diventare una “professione”, ma i suoi driver smentiscono: “Si tratta di un rimborso spese, certo; ma se lo fai in modo professionale, certe sere tra Uber e Letzgo, puoi portare a casa anche 120 euro”  di Fabio Abati

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