Ho votato per la prima volta subito dopo Tangentopoli, precisamente nel 1995. Ho votato pur avendo assistito allo sfacelo della Prima Repubblica, ai politici in manette, alla dissoluzione per corruzione di una intera classe dirigente.

Nonostante ciò ho votato, ho dato fiducia a chi la meritava, e continuerò a farlo. Voto perché in politica ho sempre pensato che le responsabilità individuali nelle questioni morali ed etiche siano fondamentali, e che siano da scindere dalle responsabilità del gruppo al quale si appartiene. Ma l’ho fatto soprattutto per un mio atteggiamento caratteriale, non ho mai fatto di “tutta l’erba un fascio” e non sono mai stato incline alle generalizzazioni.

In questi giorni lo schifo al quale stiamo assistendo a Roma, con Mafia Capitale, ricorda molto quel biennio che ha visto finire la Prima Repubblica. L’idea è che sia un sistema ben costruito, dove tutti sono coinvolti e nessuno è escluso. Dove l’urlo del “tutti in galera” prevale su qualsiasi altra opinione.

Emergono scenari inquietanti, intercettazioni da contenuti sprezzanti che parlano di spremere i cittadini come se fossero mucche. Tutto ciò è davvero intollerabile, qualcosa che fa mischiare sentimenti diversi, che vanno dalla semplice rabbia alla più complessa impotenza davanti a tutto ciò.

Ma ripeto, sono fermamente ancorato al principio della responsabilità individuale, e condannare un intero gruppo dirigente, che con queste “faccende” non ha nulla a che fare, ebbene non me la sento, no, non me la sento proprio.

Certo, ci saranno considerazioni politiche che andranno e vanno fatte, ma non cediamo all’isteria collettiva del “tutti in galera”.
L’ho sempre detto e lo ribadisco, vadano in galera tutti coloro che sono invischiati con lo schifo di questi giorni. Vada in galera chi ha speculato sulla vita degli immigrati, sulla povertà, sulla marginalità sociale. Vada in galera chi ha rubato dalle casse dello stato, chi ha approfittato del bene pubblico per arricchirsi privatamente, vada in galera chiunque sia invischiato con questa rete corruttiva.

Ma vadano in galera solo dopo che tutte le accuse e i reati siano state ampiamente accertate e verificati.
E dopo dovrebbero chiedere anche scusa tanto ai cittadini quanto ai partiti attraverso i quali, alle spalle e tradendo la fiducia di chi li ha sostenuti, si sono arricchiti.

Ma le scuse le chiedo però pure a tutti coloro che – senza fermarsi a riflettere nemmeno per un secondo – accusano una intera classe dirigente, senza fare divisioni del caso, di essere collusa, mafiosa o corrotta.
Una tale frivolezza politica, su un tema così difficile, è davvero incomprensibile.

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