Lui continua a ripetere che «non sarà un partito». Anche se a prima vista potrebbe sembrare il contrario. Nel frattempo, ha fissato l’appuntamento per oggi e domani al centro congressi Frentani di Roma. Lo stesso che in passato ha ospitato le convention di Rifondazione comunista ma anche quello dal quale, due anni fa, Maurizio Landini “minacciò” di occupare le fabbriche se agli operai fossero stati chiesti ulteriori sacrifici. Questa volta, però, il leader della Fiom ha deciso di fare le cose in grande e lanciare la “sua” Coalizione sociale, un progetto a cui ha lavorato pancia a terra negli ultimi mesi coinvolgendo associazioni e movimenti della società civile. E che ora è ufficialmente pronto al battesimo. «La Coalizione va nel senso di costruire delle pratiche e di ricostruire una cultura politica e solidale», ha recentemente spiegato il numero uno dei metalmeccanici al Fatto. Perché «non c’è solo la crisi dei partiti ma anche quella dei corpi intermedi e del sindacato». Una creatura che, quindi, guarderà non soltanto agli astenuti ma soprattutto a quella fetta di elettorato deluso dalla sinistra e dal Partito democratico di Matteo Renzi. Uno che per Landini è addirittura «peggio di Berlusconi», visto che «agisce con una logica padronale» e che col suo modo di fare «mette a rischio la tenuta della democrazia del nostro Paese».

DIECI PER CENTO Certo è che, malgrado la macchina non abbia ancora nemmeno iniziato il rodaggio, le ambizioni del numero uno della Fiom sono grandi. «Se si lancia un progetto – dice Landini – lo si fa per governare». Difficilmente, però, si potrà arrivare a Palazzo Chigi senza l’aiuto di quei soggetti, o di una parte di essi, che già siedono in Parlamento. Come spiega a ilfattoquotidiano.it il direttore di Ipr Marketing, Antonio Noto, «la Coalizione sociale con al suo interno la sinistra del Pd e l’elettorato scontento di Renzi vale oggi il 10%. Ma solo nel caso in cui si creasse il cosiddetto Partito della Nazione», cioè quello che accoglierebbe, fra gli altri, i transfughi di Scelta Civica, Sinistra ecologia e libertà (Sel) e Movimento 5 Stelle. Altrimenti, dice ancora il sondaggista, «se Landini dovesse confrontarsi con il Partito democratico così com’è attualmente il suo consenso scenderebbe intorno al 6-8%». Anche perché, aggiunge Noto, «il leader dei metalmeccanici è un soggetto che da solo può dare vita ad un’area di sinistra» ma «un partito-Fiom non avrebbe grande seguito» in vista delle elezioni. Vicine o lontane che siano. Per il numero uno di Swg, Roberto Weber, il peso elettorale della Coalizione sociale oscilla al momento fra il 5 e il 10%. Percentuali confermate da Nicola Piepoli, amministratore delegato dell’omonimo istituto. «Questo tipo di raggruppamento anticonformista – dice Piepoli – ha avuto successo in Liguria nelle recenti elezioni Regionali, trascinando i “dissidenti” e portando la candidata del Pd, Raffaella Paita, alla sconfitta. È stato sicuramente un buon banco di prova».

MOVIMENTI IN ARRIVO Ecco perché nel weekend, al Frentani, non ci saranno solo le associazioni: da Libera di don Ciotti ad Emergency di Gino Strada fino a Libertà e Giustizia (Sandra Bonsanti, Gustavo Zagrebelsky, Lorenza Carlassare), Articolo 21 e Arci. O esponenti di spicco della società civile, come il giurista Stefano Rodotà. Ma anche alcuni rappresentanti di quelle forze politiche che oggi puntano a ricostruire un’area di sinistra radicale. Sel, ad esempio, sarà rappresentata dal coordinatore nazionale Nicola Fratoianni e da Giorgio Airaudo, ex segretario nazionale della Fiom. «Trovo rispettoso andare lì ad ascoltare – spiega Airaudo a ilfattoquotidiano.it –. Condivido l’idea di Landini di dare vita ad un soggetto che sappia cogliere i bisogni di quelle persone che non si sentono più rappresentate. Personalmente, credo che stia nascendo qualcosa di più importante di un partito, cioè un patto di mutuo soccorso fra soggetti che ogni giorno risolvono problemi reali. Mi auguro che questo, in seguito, generi una domanda politica». Non sarà presente fisicamente, invece, Giuseppe Civati. Il quale, uscito di recente dal Partito democratico, nei giorni scorsi ha lanciato il suo nuovo movimento: Possibile. L’ex sfidante di Matteo Renzi alle primarie dice comunque di guardare con «grande disponibilità e attenzione» all’iniziativa di Landini, con cui rivela di essere in contatto. «L’ultima volta che ci siamo sentiti è stato prima delle elezioni», spiega. Poi, dalle colonne del suo blog, ribadisce: «Penso che ci siano molte cose che si possano condividere immediatamente, ad esempio le proposte che riguardano il reddito minimo e la progressività fiscale, due punti su cui stiamo insistendo da tempo. La domanda c’è: c’è quella sociale e c’è quella politica. Pensiamoci», conclude Civati.

ORDINE SPARSO Anche Stefano Fassina osserverà con occhio attento a quanto accadrà nella due giorni romana. Perché «il raccordo fra le domande sociali che oggi sono isolate, per arrivare ad esprimerne una politica, per me è fondamentale», dice l’ex viceministro dell’Economia, uno dei leader della minoranza del Pd. Chi invece al Frentani ci sarà, anche se «in maniera piuttosto defilata», è Francesco Campanella, senatore ex Movimento 5 Stelle oggi nel Gruppo Misto. Con lui sarà presente il collega Fabrizio Bocchino. Mentre Maria Mussini, Maurizio Romani e Alessandra Bencini, che a marzo avevano partecipato alla prima iniziativa di Landini nella Capitale, non saranno alla kermesse ma continuano a guardare con interesse a ciò che si muove intorno alla Coalizione sociale. «Non vogliamo partecipare in qualità di politici ma di cittadini attratti da questo nuovo processo», spiega Campanella. «Ci interessano gli aspetti innovativi della linea di Landini in un periodo nel quale il sentiment dei cittadini che partecipano al voto si sta spostando a destra. Un approccio orientato alla società civile è interessante – aggiunge il senatore –, ci piacerebbe capire come questo si declinerà. Preclusioni nei confronti delle altre forze politiche? Non direi. Chi è in condizione di esprimere una propria rappresentanza sincera va incluso: siamo stati espulsi dal Movimento», conclude Campanella, «proprio perché eravamo convinti che andasse adottata una politica di alleanze».

Twitter: @GiorgioVelardi

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