Nidi violatiHo recentemente ricevuto dagli autori una copia del bel libro ‘Nidi Violati: allontanamenti facili dai genitori. Pensavi fosse impossibile?’

Il libro racconta, con sentimento ma sobriamente, la tragedia vissuta dai genitori di una adolescente, Chiara (nome di fantasia), sottratta per oltre un anno alla famiglia ed affidata ad una struttura di accoglienza. Il padre di Chiara è stato ingiustamente accusato di violenza sulla figlia, la madre di connivenza col marito. Dopo oltre un anno di indagini il Pubblico Ministero chiese l’annullamento del provvedimento: il fatto non sussiste.

Se il fatto può essere riassunto in poche parole, il libro e i sentimenti che vi sono descritti non possono: consiglio a chi fosse interessato, una lettura diretta o magari anche soltanto una visita al sito web nidiviolati.it. La lettura è consigliabile per una ragione molto semplice: tragedie giudiziarie come quella descritta possono accadere a tutti; fortunatamente esistono associazioni a tutela dei genitori ingiustamente accusati.

Il motivo per il quale errori giudiziari di questo tipo accadono (un po’ sottovalutato nel libro) è purtroppo abbastanza semplice e non facilmente modificabile: la violenza sui minori esiste ed è necessario che i minori siano protetti. Lo psicologo scolastico, l’assistente sociale, il medico, chiunque sospetti di trovarsi di fronte un minore vittima di abuso è tenuto a darne referto all’autorità giudiziaria. Ovviamente i referti presentati includono sia quelli che tecnicamente si chiamano i casi “veri positivi” (l’indizio colto dall’operatore corrisponde ad una violenza effettivamente subita) che i “falsi positivi” (l’indizio c’è ma la violenza no); non includono invece i “falsi negativi” (casi nei quali l’indizio non c’è o non è stato colto ma il minore è lo stesso vittima di un abuso). E’ possibile ridurre il numero dei falsi positivi richiedendo indizi e motivazioni più stringenti, ma questo fa aumentare i falsi negativi, le violenze non riconosciute.

Se il tentativo di ridurre i falsi postivi è difficile da perseguire, a causa del rischio di far aumentare i falsi negativi, la garanzia che la legge dovrebbe offrire ai genitori accusati, come il libro giustamente sottolinea, è quella di far seguire celermente al provvedimento di allontanamento coatto del minore, le indagini e l’eventuale processo (che nel caso in esame non fu neppure celebrato per un non luogo a procedere). Per molti provvedimenti d’urgenza in ambito sanitario, è previsto un termine, di solito breve, oltre il quale il provvedimento deve essere confermato dal giudice, pena la decadenza: ad esempio il Trattamento Sanitario Obbligatorio in caso di malattia psichiatrica è disposto dall’Autorità di pubblica sicurezza per una sola settimana, e può essere prolungato dal giudice per non più di una ulteriore settimana.

Non si capisce perché una normativa simile non possa essere applicabile anche al caso dei minori che sono sospette vittime di violenza, anche se in questo caso il giudice può disporre provvedimenti ben più importanti che non il prolungamento dell’affido alla struttura di accoglienza. Certamente il tempo di un anno è inammissibile, se si considerano le sofferenze ed i possibili danni non solo ai genitori, ma anche al minore stesso che si intende tutelare.

Un punto sul quale il libro è insufficiente è quello del ruolo degli “esperti” coinvolti: lo psicologo scolastico, gli psicoterapeuti del centro di accoglienza, alcuni docenti. Infatti non vi può essere dubbio che, al di là delle lungaggini della burocrazia e dei Tribunali italiani, gli esperti che in maniera evidente sbagliano una diagnosi e creano un caso falso positivo potrebbero essersi macchiati di una colpa professionale. La colpa professionale deve sempre essere accertata in Tribunale perché è un errore commesso per “negligenza, imperizia o imprudenza”; non quindi per una speciale difficoltà del caso.

Allo scopo evidentemente di proteggere la propria figlia, gli autori del libro evitano qualunque riferimento che possa consentirne l’identificazione: non nominano né il luogo degli eventi, né il nome dello psicologo e degli psicoterapeuti, e il libro è firmato con uno pseudonimo. Invece l’identificazione dei professionisti coinvolti sarebbe importante: perché è probabile che un professionista scriva articoli scientifici o libri e in un caso del genere sarebbe interessante leggerli.

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