Il suo sguardo sulle cose scende. Non si posa, non plana, non scivola. Corre giù veloce e in picchiata. Non lo distoglie finché non tocca terra. Finché non tocca terra la palla. Poi ricomincia. Valentina Diouf schiaccia con gli occhi aperti, i capelli di nuvola nera e le dita incerottate. Gioca a pallavolo con la linea della matita sugli occhi perfettamente tracciata, le unghie colorate e i calzettoni alzati. Come una scolaretta. Ma infinitamente più consapevole. Perché se ci arrivi presto, a giocare un campionato del mondo, a sentire diecimila persone tifare per te, non significa che tu non abbia conosciuto l’arroganza delle periferie, prima. “Mi dicevano che ero solo alta, ma alla fine basta aspettare”. Ed ecco che l’Italia si è messa ad applaudire questa ragazza dal primo momento in cui l’ha vista. Non poteva proprio essere che non si accorgessero di lei, questo va detto. Perché è la sua diversità che l’ha fatta uscire dal mucchio. Che è branco, tana e fermento. E non è un particolare di poco conto, se pratichi uno sport di squadra.

“Mi dicevano che ero solo alta, ma alla fine basta aspettare”

Due metri e due di altezza, capelli crespi e pelle caffellatte. C’è stato sicuro chi si è fatto delle domande. Ma le risposte sono arrivate sorridenti, come se già non le dicesse da sempre. “Io non sono naturalizzata. Io sono italiana. Sono nata a Milano da un padre senegalese che oggi vive negli Stati Uniti e una mamma milanese. Ho iniziato con la pallavolo prestissimo, ci giocavano le mie amiche di Settimo e insieme guardavamo Mila e Shiro”. Sì, anche quelle nate nel 1993.

Video di Alessandro Madron

 

I genitori sono separati da anni e lei è cresciuta in mezzo alle donne: la mamma, le amiche della mamma, la nonna. Gli uomini no, non c’hanno mai fatto una bella figura. “Sono stata istruita alla vita da separate e zitelle. Ma con mio padre ho un bel rapporto, ci sentiamo spesso e non abbiamo conflitti. Ha seguito i Mondiali con orgoglio e mi ha creato un sito web per supportarmi ed essermi vicino in questo inizio di carriera”. Però con mamma Silvia – una mezza hippy, a detta sua – viaggia e fa meditazione. “Amo l’oriente e lo Sri Lanka mi è rimasto nel cuore. L’ho girato tutto in pulmino con mia madre e una famiglia cingalese. Ma sono stata anche in Senegal. Ci sono paesaggi fantastici dove puoi far viaggiare la mente”. La trovate spirituale? “Io veramente sono atea. Non riesco a credere che ci sia qualcosa di migliore e di più grande che possa sconfiggere le nostre debolezze. Sono una persona molto terrena, concreta e le mie debolezze le affronto da sola, giorno per giorno e con grosse difficoltà”. Parla di tutto, dalla politica al futuro dei giovani. “Ci sono poche allenatrici donne”, spiega, “come poche donne al potere. Il mondo è in mano agli uomini e facciamo fatica a guadagnarci un po’ di posto. E’ ancora dura”.

“Tu hai gli occhi azzurri, io la pelle più scura: siamo persone”

A 14 anni è partita da Settimo Milanese per andare a Roma a giocare con il Club Italia, la squadra federale che da anni cresce i migliori talenti nazionali. Poi altre tre stagioni a Bergamo e ora Busto Arsizio. Borsoni pieni di creme per capelli e ginocchiere. Spogliatoi che possono custodire speranze e segreti. “Ho avuto compagne omosessuali, sì. Lì dentro non c’è motivo che si nascondano. Siamo donne, amiche, compagne, come a dire: tu hai gli occhi azzurri io la pelle più scura, siamo persone. Non so perché non si espongano, forse hanno paura di non essere accettate o addirittura criticate. Il Paese non è così all’avanguardia come pensiamo”.

“Il mio soprannome è fiocco di neve”

In mezzo c’è l’azzurro. Due ori Juniores (uno europeo e l’altro mondiale) e una consacrazione con la Nazionale maggiore quest’estate. Quando, nel Campionato del Mondo giocato su e giù per l’Italia, questa ragazza si è fatta spazio e ha preteso attenzione. Perché anche il talento ha una data di scadenza. E lei ha vent’anni e un tempismo perfetto. “E’ un momento molto bello per me ed è incoraggiante, significa che la pallavolo sta prendendo piede, conoscono me, ma perché hanno cominciato a seguire la pallavolo”. E allora avanti con gli Europei, che partono il prossimo 26 agosto e soprattutto i Giochi olimpici di Rio 2016. La nuova generazione di azzurre è una realtà. Potenti, chilometriche, perfettamente a loro agio sugli sgabelli di Fabio Fazio o sul palco di Zelig, varcano i confini dei palazzetti. “Sì, mi sono divertita molto in tv”. Però quando si accorge di aver fatto tardi per l’allenamento si scusa e ci saluta. “Il mio soprannome è fiocco di neve. Quando cado per terra a difendere un attacco avversario, e per fortuna non mi capita spesso nel mio ruolo, lo faccio con la lentezza di un fiocco di neve che si adagia sul suolo”. Sorride, poi si alza. Lì ed ora. Torna a schiacciare, ristabilisce l’ordine. E ricomincia a guardare le cose dall’alto.

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