Ogni Putin ha il suo Medvedev. Il Medvedev del Putin di Salerno, alias Vincenzo De Luca, appena issato da Rosy Bindi a capo degli “impresentabili” con bollo dell’Antimafia, è Fulvio Bonavitacola. Bonavitacola è la ‘sliding door’ della carriera di De Luca. Carriera che sarebbe stata molto diversa se nel 1992 il pm Michelangelo Russo non avesse chiesto e ottenuto l’arresto del sindaco socialista Vincenzo Giordano e di mezza giunta per le tangenti sugli appalti del Trincerone. De Luca era vice sindaco, divenne sindaco dell’emergenza, vinse nel 1993 con il nuovo sistema dell’elezione diretta e prese il volo. Tra gli arrestati, la porta che si chiuse per qualcuno e si aprì per qualcun altro, c’era anche l’assessore comunista Bonavitacola. Oggi l’avvocato amministrativista salernitano, come Giordano uscito assolto dal processo, potrebbe diventare l’uomo sul quale il candidato Pd in Campania si appoggerà per tirarsi fuori dalle difficoltà e trasformare un problema in un’opportunità. Bonavitacola, infatti, è il nome più accreditato a diventare il vice presidente della Campania. E quindi il Governatore facente funzioni. In nome e per conto di De Luca, in attesa che i giudici di ogni ordine e grado (civili, amministrativi e costituzionali) dipanino la matassa della legge Severino. Pazienza se è parlamentare, dunque incompatibile. La legge gli darebbe qualche mese per optare, e magari nel frattempo De Luca ottiene la sentenza favorevole e si insedia.

Ventitrè anni fa Bonavitacola era nella giunta Giordano. De Luca era il vice sindaco Ds di quella traballante amministrazione, ne divenne sindaco col voto del consiglio comunale e riuscì a tirare la barca fuori dagli scogli di Tangentopoli e a traghettarla verso la vittoria del 1993, la prima con il sistema dell’elezione diretta. Tutto cominciò da lì, altrimenti chissà oggi chi sarebbe il candidato del Pd. Formidabili quegli anni. Disse Fausto Martino, funzionario della Soprintendenza di Salerno e assessore all’urbanistica del primo De Luca: “Mi scelse perché aveva bisogno di prendere le distanze dall’amministrazione precedente, travolta da Tangentopoli, tramite persone della società civile che lo garantissero in mondi dove all’epoca era sconosciuto. Io ero apprezzato negli ambienti dell’ambiente e della tutela del paesaggio. La giunta, al cui interno c’erano figure di alto profilo, iniziò a lavorare con un entusiasmo senza precedenti e con grande distanza da ogni logica clientelare”.

Martino è stato assessore per dieci anni e poi se ne è andato in violenta polemica contro le varianti urbanistiche che hanno stravolto Salerno e trascinato De Luca in una serie di inchieste, tra le quali quella sulla riconversione dell’Ideal Standard per la quale è imputato di concussione continuata, il reato per il quale è finito nell’elenco dell’Antimafia. Bonavitacola, invece, è sempre affianco a De Luca. E’ stato consigliere comunale, assessore, presidente dell’Autorità Portuale di Salerno. La fedeltà a De Luca premia. Fonti salernitane spiegano che l’ex sindaco di Salerno si fida molto di Bonavitacola. E a lui si rivolge per consigli e pareri. Anche legali. Bonavitacola, deputato da due legislature (nella scorsa ha presieduto la commissione Trasporti) ha difeso De Luca davanti al Tar, vincendo, nel ricorso del M5S che voleva estrometterlo dalle elezioni regionali. Non è andata altrettanto bene nella causa di decadenza dalla carica di primo cittadino. Bonavitacola in quel processo civile non era tra gli avvocati dell’ex sindaco che oggi aspira a diventare il primo Governatore ineleggibile e “impresentabile”.

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