La strana storia della filovia elettrica sulla Strada Parco, a Pescara. Come in vent’anni si spendano milioni di euro di soldi pubblici per un’opera che sembra ormai destinata a non nascere mai. L’ultimo episodio controverso in materia riguarda il modello di filobus che dovrebbe correre su questo ex tracciato ferroviario pescarese: il Phileas. Già, perché il 25 novembre scorso la società olandese che lo produce è stata dichiarata ufficialmente fallita. E i mezzi “ecologici e innovativi” sviluppati dall’Apts (questo il nome dell’azienda) hanno ottenuto risultati disastrosi ovunque. Di recente, in Francia sono stati ritirati dalla circolazione dieci veicoli per la mancata omologazione del sistema di guida magnetica in dotazione; a Istanbul, cinquanta suoi mezzi sono stati rottamati per gravi problemi tecnici; a Eindhoven, nella madrepatria Olanda, sono stati invece ritirati otto veicoli su dieci marchiati Apts. Sempre per ragioni tecniche.

“Ci chiediamo come sia possibile che il Cipe, il 28 gennaio, a due mesi dalla notizia del fallimento della società olandese Apts, abbia autorizzato il finanziamento di 24,9 milioni di euro affinché si completi il sistema di trasporto pubblico locale proposto a Pescara, mentre lo Stato olandese ha preteso la restituzione immediata di 5,5 milioni di euro elargiti per sostenere un brevetto poi fallito nella sperimentazione su strada – denunciano i parlamentari del Movimento 5 Stelle Gianluca Vacca e Andrea Colletti, insieme ad altri consiglieri grillini abruzzesi -. Il filobus Phileas risultò vincitore nel bando europeo per le sue caratteristiche di “guida elettronica vincolata immateriale”. Un sistema così detto “a guida intelligente” che non ci risulta essere stato mai omologato dal ministero dei Trasporti di nessuno dei Paesi dove è stato vanamente sperimentato su strada”. Lo stop alla produzione dei mezzi in Olanda dovrebbe rimettere tutto in discussione, concludono i rappresentanti politici pentastellati. “Ci appare quindi incomprensibile la decisione di ultimare i lavori di un sistema di trasporto che è ufficialmente “fallito”. Pensiamo che chi ha il compito di tutelare l’interesse pubblico dovrebbe cogliere l’occasione che si è presentata dal fallimento dell’Apts per trovare una valida soluzione alternativa, tutelando la parte del finanziamento non ancora impiegata. Una nuova gara d’appalto (che eviterebbe peraltro probabili ricorsi) darebbe l’opportunità di scegliere un sistema attuale, flessibile, ecologico e davvero rispondente ai problemi di mobilità della città di Pescara: sostenibile sul piano economico e finanziario, e accessibile a tutte le categorie di utenti”.

Il progetto della filovia sulla strada parco di Pescara sbocciò negli anni ’80 in seguito alla dismissione del vecchio tracciato ferroviario della linea adriatica. Da qui l’idea di creare un “corridoio verdeˮ, di mobilità sostenibile, che collegasse Francavilla al Mare a Silvi Marina. Nel 1992 la Regione Abruzzo approvò il progetto. Trascorsero altri 15 anni, e nel 2007 il Cipe lo finanziò con 31 milioni di euro, incaricando l’azienda che gestisce i trasporti metropolitani nella città di d’Annunzio, la Gtm, di appaltarlo. I lavori vennero affidati a una multinazionale. Venne scelto il prototipo: il filobus Phileas dell’olandese Apts. Il progetto prevedeva l’elettrificazione dell’intero tracciato. Prende allora il via un tourbillon di proteste, ricorsi, blocchi del Tar. Di partenze, stop e ripartenze dei lavori. E poi il fallimento dell’azienda che ha progettato il filobus Phileas: un modello che nasce vecchio, sconfessato nel resto del vecchio Continente, anche perché le nuove disposizioni europee ammettono solo mezzi dotati di emissioni standard inquinanti Euro 6 (e il Phileas è “5”). Si accerta inoltre che non sono state rispettate le norme in fatto di barriere architettoniche. Se n’è occupata ultimamente anche Striscia la notizia. La nuova giunta comunale di Pescara si dice contraria al proseguimento dei lavori. Intanto il manto stradale misteriosamente sprofonda, qua e là, sulla strada parco. E molti lampioni e pensiline sono già da rifare. Intanto sono stati spesi dieci milioni di euro.

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