Come avevo previsto la valanga mediterranea continua. In Spagna la melma dei partiti tradizionali, Psoe e Pp, sarà presto spazzata via da nuove formazioni politiche attente alla partecipazione democratica e ai diritti sociali della cittadinanza e in particolare dalla lista Podemos.

E in Italia? Siamo un popolo di impotenti politici, capaci solo di osannare tristemente i Berlusconi, Renzi, Salvini o magari Beppe Grillo di turno? Un popolo di pecoroni incapaci di prendere iniziativa in prima persona, neanche quando sono in ballo questioni di fondamentale importanza per il presente e futuro nostri e delle nostre famiglie? Parrebbe ahimé di sì.

Ovviamente però l’analisi non può arrestarsi a questa constatazione certamente superficiale e un po’ autorazzista. Certamente gli italiani pagano tanti anni di sovraesposizione politica e sindacale, con forze politiche che hanno fatto letteralmente pena. Mi riferisco in particolare, com’è ovvio al Pd, rapidamente degenerato in forza espressione delle pulsioni più conservatrici e dei settori più oscuri, all’insegna della spartizione del potere per il potere, senza uno straccio di analisi e di programma degno di questo nome, il cui degno campione risponde oggi al nome di Matteo Renzi, il profeta della velocità fine a se stessa, l’imbonitore numero uno capace di chiacchierare per ore senza alcun contenuto (quelli ce li mettono i poteri forti), una sorta di Berlusconi ringiovanito e rispolverato per eliminare gli eccessi alla bunga bunga che a lungo andare stancano, specie in un momento di crisi come l’attuale. Ma anche a Rifondazione comunista che ha sprecato in modo imperdonabile gli anni dal 2000 al 2008 (c’ero anch’io sia pure in posizione molto marginale ma mi prendo la mia fettina di responsabilità), prima di produrre l’ennesima diaspora fra forze più o meno governiste.

Il problema del resto è più di fondo e in certo senso di antropologia politica. Già Vladimir Lenin, in un suo scritto sull’Italia di un secolo e passa fa, aveva attirato l’attenzione su di un grave vizio della sinistra italiana, il carrierismo di tanti giovanotti (e giovanotte) che si davano alla politica in nome di sacrosanti ideali rivoluzionari per poi scoprire le virtù del posto fisso e delle prebende economiche. Com’è del resto naturale che sia in un’ottica materialista. Non era del resto un militante socialista di belle speranze anche un certo Benito Mussolini? Questo carrierismo della classe politica di sinistra ha segnato drammaticamente anche le prospettive politiche dell’oggi, contribuendo fra l’altro alle fortune forse eccessive del Movimento Cinque Stelle, che pure produce tante proposte condivisibili e sostanzialmente di sinistra ma giustamente non perde occasione per distinguersi dalla sinistra “storica” che ha fatto una figura così barbina negli anni recenti.

L’insegnamento che ci viene oggi dalla Spagna è prezioso per superare l’attuale pericolosa impasse italiana. Ada Colau ha vinto a Barcellona dando la priorità ai bisogni conculcati dalla crisi, sul terreno della casa ed altri.  L’esperienza realizzata dal movimento Podemos unisce il meglio del Movimento Cinque Stelle al meglio dei movimenti sociali espressi in tutti questi anni, perché sa abbinare la critica alla separatezza del sistema politico in cui sono inevitabilmente presenti forti elementi di corruzione, all’affermazione degli interessi materiali oggi frustrati, della stragrande maggioranza della società che non trova nell’attuale sistema alcuna risposta neanche alle esigenze più elementari. Podemos non insegue in alcun modo il razzismo che serpeggia in tutta la società europea ma afferma al contrario la necessità della solidarietà con i migranti come via per il cambiamento a livello sia interno che internazionale. I riferimenti internazionali del movimento sono le nuove democrazie latinoamericane, i Paesi dell’Alba (Cuba, Venezuela, Bolivia, Ecuador) su cui proprio il Movimento Cinque Stelle ha recentemente organizzato un convegno di grande interesse.Anche in Italia esistono molte risorse, sia in termini di movimenti sociali e loro rappresentanti, che in termini di idee. Dare vita a un Podemos italiano appare un’esigenza assolutamente urgente per costruire una risposta vincente a Renzi e Salvini e ai loro fallimentari modelli di società. Unire protesta sociale e rappresentanza politica appare in questo senso inevitabile. Ci riusciremo?

Dobbiamo riuscirci, per far vincere quelle che Monti chiama le “pulsioni” del corpo elettorale e che in realtà non sono altro che legittime ed elementari aspirazioni a una vita degna, negata ogni giorno da lorsignori.

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