Di giorno regnava una quiete limpida, quasi invernale. La sera il bozzolo del Dornbusch avvolgeva l’Eremita con il suo assordante rumore. Un raggio di luce dal faro passava strisciando sul pavimento della sala. Una stanza che sembrava essere avulsa dal suo stesso raggio, in cui non si poteva più entrare. Non sedevano neanche più alla Persotavola (neanche a colazione), ma al tavolo degli scacchi, vicino al bancone, con la vista sulla terrazza. Bevevano molto. Il pomeriggio Lindenblatt e la sera kirsch-whisky, liquore al caffè o liquore al pepe, a volte mescolati con acquavite di grano o Blauer Würger.

copj170.aspLutz Seiler ha scritto con Kruso (pubblicato in Italia da Del Vecchio Editore e tradotto da Paola Del Zoppo), probabilmente, il miglior romanzo sulla dissoluzione della Germania dell’Est senza parlare di essa. Una sorta di requiem ecologista e anarchico capace, nelle sue seicento pagine, di raccontare un punto di svolta, quale fu l’estate del 1989, da una posizione marginale e originalissima. Kruso è una vera e propria maratona vittoriosa sulle tante possibilità del linguaggio narrativo, un gioco di illusioni, flânerie al tempo della Wende (la Svolta).

Il romanzo narra la storia di Ed, uno studente di letteratura che ha perso la sua ragazza in un incidente e che per cercare un antidoto al dolore decide di partire per Hiddensee, un’isola leggendaria del Mar Baltico che, si dice, sia fuori dal tempo. Dopo alcuni avventurosi giorni a vagare sull’isola trova impiego e alloggio come sbucciatore di cipolle alla locanda “All’Eremita”, un albergo ristorante gestito da Werner Krombach, che si considera capitano di una nave di cui il personale composto da filosofi, poeti e professori universitari costituisce l’equipaggio. Una notte, incuriosito dai rumori, Ed sgattaiola fuori dalla sua stanza e si trova immerso in una singolare atmosfera da sabba notturno. Che accade quando l’oscurità cala sull’Eremita? E chi è questo “Crusoe” di cui tutti parlano?

Un romanzo avvincente e imprevedibile, Kruso è la storia di un’avventura, di una splendida amicizia e di una vita che cambia. Il primo romanzo in cui la “Svolta” è un pretesto per nutrire le infinite possibilità creative dell’immaginazione, in un inno alla poesia e alla narrazione, dove l’isola baltica di Hiddensee, il covo per molti aspiranti rifugiati, viene descritta in un linguaggio poetico e sensuale.

Aveva spazzato la stanza, anche sotto il letto, e messo una candela nuova sulla sua pietra occhiuta. Non voleva né leggere né pensare. Si sedette alla finestra aperta e restò a fissare il rumore del mare. La sua mano destra stringeva lo sgabello. Fu così che ne fece esperienza la prima volta. Dovette inspirare aria più volte e profondamente e per un momento gli salirono le lacrime agli occhi. A mezzanotte, Viola. “Sul finire del giorno ecco l’inno nazionale”. I rumori sulla scala si erano spenti, la sua porta era rimasta chiusa. A un certo punto sentì il fischio. Il suo sguardo si posò sulla foto sul tavolo, sul viso come levigato, e per molto tempo non riuscì a staccarsene. Un fischio e un ululato, fino su al Dornbusch. Il vento suonava le bottiglie, le talpe sbarcavano e l’isola riprendeva il suo corso nella nebbia della sua inappagata, illimitata smania.

Lutz Seiler è nato nel 1963 a Gera, un paesino della Germania Est ormai scomparso. Poeta attento e innovativo, è uno dei maggiori scrittori della Germania contemporanea, autore di eccezionali essays, intense raccolte poetiche (un’antologia delle quali tradotta e pubblicata in Italia con il titolo La domenica pensavo a Dio), e di un volume di racconti, anch’esso uscito in Italia per Del Vecchio Editore con il titolo Il peso del tempo, premiato dalla critica tedesca con il Premio Fontane e il Deutscher Erzahlerpreis, il premio per i narratori tedeschi. Insignito di numerosi riconoscimenti per le sue opere sia narrative che poetiche, con Kruso ha ottenuto il Premio Uwe Johnson e il Buchpreis.

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