Ho letto con sgomento e angoscia il caso atroce della piccola Astrid Guarini uccisa dal cane dello zio a San Martino al Tagliamento; ma con ancor maggiore angoscia molti commenti apparsi su questo e altri giornali. La tesi di molti lettori è stata: non è il cane ad essere pericoloso, ma il suo padrone (che non sa trattarlo) o i genitori della bambina (che non la sorvegliano abbastanza). Ovviamente, se uno vuole, può considerare pericolosa la cattiva accoppiata cane-padrone; ma per pericolo si intende normalmente la combinazione di probabilità e dannosità di un certo evento e non ci può essere dubbio che statisticamente il cane costituisca un pericolo, anche se la colpa di un eventuale danno a persone, in tribunale, sarà attribuita al suo padrone. Altri lettori (o a volte gli stessi) hanno sostenuto che il pericolo costituito dai cani sia minimo, in quanto la mortalità per morso di cane è bassa.

Siccome i casi di persone aggredite dai cani non sono pochi, ho cercato dati statistici per vedere quanto siano frequenti e gravi i morsi di cani e quali siano le razze o gruppi più frequentemente coinvolte. Lo studio più citato, mi pare, è quello del Center for Disease Control di Atlanta (GA, Usa) che riporta i dati seguenti: 4.700.000 morsi di cane in un anno negli Usa, dei quali 800.000 richiedono l’intervento di un medico; di questi 300.000 richiedono un trasferimento ad un pronto soccorso ospedaliero e 6.000 una ospedalizzazione. Essendo la popolazione Usa pari a circa 320 milioni, il dato normalizzato è di 19 ospedalizzazioni/anno per milione di abitanti. Il Cdc è un organo governativo Usa di autorevolezza indiscussa; però per scrupolo ho cercato anche altre fonti ed ho trovato questo articolo che riporta oltre 3100 ospedalizzazioni per morsi di cani in Irlanda nel quindicennio 1998-2013. Poiché la popolazione dell’Irlanda è di circa 5 milioni, la media è di circa 40 ospedalizzazioni/anno per milione di abitanti, grossolanamente nello stesso ordine di grandezza del dato del Cdc.

I numeri indicati non sono piccoli: su un arco di vita di 75 anni la frequenza media (trascurando la variazione di frequenza legata all’età e il fatto che la stessa persona può essere morsa più volte) di una ospedalizzazione per morso di cane è di circa 1 persona ogni 500. Per avere un indice di riferimento, questa frequenza è comparabile con quella del diabete mellito giovanile, di tipo 1 (1 su 300), oppure 10 volte maggiore di quella della più frequente enzimopatia ereditaria, la fenilchetonuria (1 su 5000).

Ovviamente la mortalità per morso di cane è molto inferiore alla frequenza di ospedalizzazione, ma questo è vero per tutte le malattie: la mortalità è sempre inferiore alla morbilità, specialmente se la malattia è trattata. Inoltre nel caso in esame gli indici di ospedalizzazione sono verosimilmente accurati (è quasi impossibile che la diagnosi di ammissione per un morso di cane si riveli sbagliata), mentre quelli di mortalità presentano incertezze (un paziente salvato dal chirurgo non muore; uno che il chirurgo non riesce a salvare potrebbe essere registrato come mortalità operatoria; etc.).

Sul sito del Cdc si può leggere anche uno studio nel quale sono riportate le razze canine più frequentemente coinvolte negli incidenti più gravi: i primi della lista sono pitbull e rottweiler (maschi). Viene ovviamente da chiedersi se sia proprio necessario allevare cani grandi e capaci di causare gravi lesioni all’uomo: le razze create con l’allevamento, se si smette di allevarle, scompaiono. Come cani da compagnia vanno benissimo i bassotti.

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