“A vergogna dei viventi e a monito dei venturi come usava ai tempi della gloriosa repubblica di Genova, dedichiamo questa Colonna infame allʼavidità degli speculatori e costruttori, agli amministratori municipali e comunali, al Partito Democratico che hanno approvato questa ulteriore e vandalica cementificazione con la costruzione dellʼedificio Coopsette per il Bricoman, condannando il quartiere al suo ruolo eterno di area di servizio e periferia, permettendo lo sbancamento di orti e colline dopo lʼalluvione del 4 novembre 2011 lasciando il quartiere in balia di fango e cemento”.

Questa iscrizione è incisa sulla colonna infame che Legambiente si appresta a collocare a Ponte Carrega, località della Val Bisagno nel giorno in cui si inaugura la sede genovese del Bricoman – maxistore per la vendita di bricolage e materiali in legno, con spazi per attività commerciali e artigianali e parcheggi – costruita alla foce del Rio Mermi, un po’ discosta dalla sponda sinistra del torrente Bisagno, sui 216mila metri quadrati dell’area ex Italcementi. Proprio dove picchiò duro l’alluvione del 4 novembre 2011. Non tutti i locali sono occupati, ma si comincia sperando nel futuro.

L’Associazione amici di Ponte Carrega aveva chiesto di diminuire l’impatto dell’edificio Bricoman, un gigante di cemento armato, e di compensare l’insediamento commerciale, l’ennesimo in Val Bisagno – con la creazione di servizi e spazi sociali per gli abitanti di Ponte Carrega e di piazzale Adriatico. Appello caduto nel vuoto. Dice a ilfattoquotidiano.it Fabrizio Spiniello, portavoce del Comitato: “Il fondovalle su cui sorge il Bricoman è fragile e l’edificio, un’astronave grande due volte il Titanic, è stato spacciato come una costruzione sul costruito, ma è alto 50 metri contro i 20 del cementificio. E la superficie impegnata è passata da 14mila a 50mila metri quadrati. Sono stati sbancati la collina e gli orti e l’equilibrio idrogeologico è andato a ramengo. La foce del Mermi è rimasta la stessa degli anni Venti, ma la portata e la velocità di scorrimento sono aumentate. Tant’è che si è dovuti intervenire alzando di 80 centimetri la sponda sinistra del rio, abbassandone il letto. Le piogge dello scorso inverno sono state inferiori del 70% a quelle del 2011 eppure il rio Mermi è esondato”.

Legambiente, attraverso il suo rappresentante, Andrea Agostini, accusa il sindaco Doria e il vicesindaco Bernini anche di aver concesso il permesso di costruire nell’ex zona rossa – sull’area delle ex officine Guglielmetti – l’edificio della nuova Coop, che amplierà la vecchia sede di piazzale Bligny, poche decine di metri a monte di Bricoman. Con altri spazi commerciali e un albergo. L’unico esistente in vallata. Al centro dei lavori le Coop, con l’ingegner Gianlugi Lino a dirigerli, come accadde per la Fiumara e l’Aquilone, l’ipermercato sorto in val Polcevera.

La trasformazione delle officine Guiglielmetti è l’ennesimo schiaffo ai sessantamila residenti sgranati lungo l’inquieto torrente, temuto protagonista di “invasioni” di campo ai danni dei residenti, come è avvenuto con piazzale Adriatico, sommerso dall’acqua nel 2011 e di nuovo nel 2014. Dice Spiniello, ironico: “Il progetto Guglielmetti è stato presentato in Europa come esempio di intervento ecocompatibile sotto l’etichetta CommONEnergy“.

Le Coop hanno infatti scritto che si prevede che la nuova Green Coop – costo 15 milioni di euro, 9 dei quali finanziati dalla comunità europea – risparmierà fino al 75% del consumo energetico e sarà un caso-pilota assieme ad altri due supermercati progettati a Valladolid (Spagna) e Trondheim (Norvegia). Ancora Sportiello: “Se l’obiettivo di CommONEnergy è trasformare il consumatore in cittadino perché non hanno consultato i residenti? Abbiamo iniziato una raccolta di firme per chiedere di essere coinvolti in un percorso partecipativo che vagli le scelte indicate nel progetto”.

Spiega a ilfattoquotidiano.it Agostini: “La Regione sta facendo la revisione del piano di bacino che interessa anche l’area ex Guglielmetti. La zona rossa, inedificabile, verrà scolorita e trasformata in area edificabile in base a quella che viene definita la variante idraulica, già stata applicata per costruire il centro Bricoman. Si apre un canale capace di accogliere la massima onda di piena prevedibile. Ma sul rio Mermi, l’onda di piena si trascina appreso detriti di ogni genere (tronchi d’albero, pietrisco e rifiuti) che intasano il canale. L’acqua tracima e prende vie diverse da quelle previste, finendo per allagare le zone abitate”. Nicoletta Faraldi, la funzionaria della regione che si era opposta al progetto Guglielmetti, affidato alla Talea Spa, braccio immobiliare di Coop Liguria, era stata trasferita dall’ufficio Via (Valutazione impatto ambientale) alla struttura che si occupa di animali.

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