Questa volta, dice il governo, il terrorismo non c’entra. Ma un altro attacco ha colpito Tunisi e più in particolare la zona del museo del Bardo, dove il 18 marzo furono uccise 24 persone. In questo caso, tuttavia, a sparare è stato un caporale dell’esercito sospeso dal servizio che, dopo essere entrato in una caserma dell’esercito e aver sottratto l’arma a un soldato, ha fatto fuoco all’interno della caserma di Bouchoucha. Le forze dell’ordine hanno risposto immediatamente e i colpi si sono susseguiti per circa 20 minuti. Alla fine si contano 7 vittime, tutti militari. Altri 10 sono feriti, tre dei quali in condizioni gravi. A cadere a terra senza vita è stato anche lo stesso attentatore. Il sergente, secondo la presidenza della Repubblica, era affetto da gravi “problemi comportamentali”. Al caporale era stato vietato di portare armi.

Secondo la ricostruzione del governo ha cominciato a pugnalare uno dei suoi commilitoni per impadronirsi della sua arma con la quale in seguito ha iniziato a sparare. Sarebbe poi morto colpito da un tiro di risposta. Le brigate antiterrorismo, dopo gli spari, hanno circondato la caserma e una vicina scuola elementare e ora stanno procedendo a verifiche all’interno di una moschea che si trova nelle vicinanze. Tiratori scelti si sono appostati sui tetti.

Il quartiere di Bouchoucha si trova non distante dal museo nazionale del Bardo e dal parlamento e ospita numerose caserme di polizia, dell’esercito nonché del più grande centro di detenzione cautelare del paese. Non è chiara la motivazione dell’attacco. Finora c’è solo un’ipotesi “esclusa” dal ministero della Difesa: “Non si tratta di matrice terroristica”.

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