Dall’alto somiglia a una fortezza, una stella pulsante racchiusa da geometrie aggrovigliate al verde fitto di canne di bambù. Sette ettari di terra che a Fontanellato, nella pianura Padana parmense, sono stati trasformati nel labirinto più grande del mondo, che aprirà al pubblico il 29 maggio 2015. L’editore e designer parmigiano Franco Maria Ricci aveva sognato di realizzare l’opera quasi vent’anni fa e ce ne sono voluti sei di dedizione e lavoro per arrivare al Labirinto della Masone, che da gennaio è inserito nel circuito dei castelli del Ducato di Parma e Piacenza. “Da sempre i labirinti mi affascinano – ha spiegato Ricci – Sognai per la prima volta di costruire un labirinto circa venti anni fa, nel periodo in cui, a più riprese, ebbi ospite, nella mia casa di campagna vicino a Parma, un amico, oltreché collaboratore importantissimo della casa editrice che avevo fondato: lo scrittore argentino Jorge Luis Borges. Credo che guardandolo, e parlando con lui degli strani percorsi degli uomini, si sia formato il primo embrione del progetto che oggi presento”.

Il dedalo dei record si snoda in percorsi di tre chilometri realizzati coltivando circa 200mila piante di bambù di varie specie, che oggi costituiscono la piantagione più vasta d’Europa. Per finanziare il sogno del labirinto, Ricci nel 2004 ha venduto la casa editrice da lui fondata nel 1965, con cui ha pubblicato, tra le altre, collane curate da Jorge Luis Borges, Art FMR, l’enciclopedia dell’arte di Franco Maria Ricci, e la ristampa dell’Encyclopédie di Diderot e d’Alembert. Ma nel complesso della Masone anche la storica attività tornerà a vivere insieme ai “tesori” del suo artefice. All’interno del parco infatti, oltre al labirinto, vi saranno spazi culturali per più di 5mila metri quadrati che ospiteranno la collezione d’arte del designer ed editore parmigiano, con circa 500 opere tra pitture e sculture dal Cinquecento al Novecento, e una biblioteca dedicata a tipografia e grafica, con volumi di Giambattista Bodoni, l’intera produzione di Alberto Tallone e quella di Ricci. E poi, un archivio per rendere fruibile il lavoro della casa editrice nei suoi cinquant’anni di storia, e ancora, al centro del dedalo, una piazza da duemila metri quadrati, sale da concerto e da cerimonia, e una cappella a forma di piramide per la celebrazione di matrimoni. A inaugurare le sale espositive il 28 maggio sarà la mostra temporanea “Arte e Follia” curata da Vittorio Sgarbi, dedicata ai pittori padani Antonio Ligabue e Pietro Ghizzardi, a cui nel tempo si aggiungeranno altri itinerari culturali e progetti espositivi.

“Com’è noto, quando fece costruire il suo labirinto, che era una prigione – continua Ricci – Minosse nutriva intenzioni cupe e crudeli; io immaginai un equivalente addolcito, che fosse anche un giardino, dove la gente potesse passeggiare, smarrendosi di tanto in tanto, ma senza pericolo”. Un posto maestoso in cui sarà facile perdersi, ma dove si potrà facilmente scorgere anche la via per ritrovarsi, passeggiando dalla natura ai libri, dall’arte alla cultura. A raccontarlo, sembra uscito da una favola, ma da mesi le prenotazioni fioccano e le liste d’attesa per scoprire il labirinto più grande del globo si allungano da tutto il mondo. E per Ricci, il sogno diventato realtà sarà anche una specie di lascito per la sua terra alle future generazioni: “Molte cose potranno accadere nel mio labirinto. Cose che non posso prevedere. Per esempio, un ragazzo potrà incontrare una ragazza o innamorarsi di un dipinto o di un libro… Apparterrà a una nuova generazione, bella e intelligente, che io non riuscirò a vedere. A volte ci fantastico su”.

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