Mentre il governo riapre il cantiere delle pensioni, anticipando che in legge di Stabilità saranno previsti meccanismi di uscita anticipata dal lavoro con assegni ridotti, il presidente dell’Inps Tito Boeri rilancia sull’operazione trasparenza. E da fonti a lui vicine spuntano i primi dati sullo squilibrio tra i trattamenti calcolati con l’attuale metodo contributivo e il vecchio e più generoso retributivo. Cioè quello basato sugli ultimi stipendi ricevuti durante la vita lavorativa, e al quale sono tuttora ancorate le prestazioni ricevute da oltre 12 milioni di italiani. Uno studio di Fabrizio e Stefano Patriarca (quest’ultimo ex dirigente dell’ufficio studi Inps) anticipato da Il Sole 24 Ore arriva infatti alla conclusione che lo squilibrio medio tra calcolo contributivo e assegno basato sulle ultime buste paga è del 24,6%. Percentuale che sale al 29% per i 2,9 milioni di trattamenti di importo tra 1.250 e 2mila euro. Considerando i dati 2012 relativi ai soli dipendenti privati e autonomi, i due ricercatori stimano che la maggiore spesa per le casse pubbliche sia ammontata a 46 miliardi, circa 3 punti di prodotto interno lordo. Più o meno metà di quello che l’Italia paga ogni anno come interessi sul debito. E oltre il doppio rispetto ai 18 miliardi stimati dal ministro Pier Carlo Padoan come costo da sostenere per compensare interamente i pensionati danneggiati dalla mancata rivalutazione degli assegni in seguito alla norma Fornero.

Per fare qualche esempio, lo studio dei due Patriarca spiega che i pensionati Inps con trattamenti tra 3mila e 5mila euro basati sul retributivo ricevono un monte assegni complessivo di 15,9 miliardi, mentre se i loro trattamenti fossero calcolati con il metodo ora in vigore per tutti ne dovrebbero avere solo 12. Per gli 1,2 milioni di persone che prendono tra 2mila e 3mila euro lo squilibrio è invece di 11,4 miliardi su un esborso complessivo di 39,1.

E’ il caso di ricordare che gli autori sono collaboratori de lavoce.info e l’anno scorso hanno scritto con Boeri una controversa analisi che proponeva un “contributo di equità” a carico delle pensioni oltre i 2mila euro non giustificate dai contributi versati: una tassa con aliquota progressiva crescente da cui si sarebbe potuto ottenere un gettito di 4 miliardi. E l’economista ha già anticipato che in veste di numero uno dell’Inps intende ora ricalcolare con il contributivo tutti gli assegni e presentare al governo i risultati per valutare poi se e come intervenire.

Sempre Il Sole ha poi aggregato i dati dei vari capitoli dell’operazione “Porte aperte”, quella sui fondi speciali di piloti, ferrovieri, telefonici, elettrici ed ex dirigenti pubblici. In questo caso, il risultato è che i 14mila soggetti con le pensioni più ricche tra gli iscritti a queste gestioni ricevono fino al 60% in più di quanto dovrebbero se il loro assegno fosse calcolato interamente con il contributivo.

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