Canale 5, forte de’ “Il Segreto” e della Champions si frega le mani per i risultati degli ultimi due mesi e Rai1, per contro, registra la evidente stanchezza delle sue formule di intrattenimento da studio. Mors tua vita mea? Neanche per sogno perché a frugare fra i dati si constata, con sorpresa, che le fortune di Canale5 non si alimentano delle difficoltà di Rai1

Canale 5 va alla grande perché rastrella spettatori alle altre reti, ma solo in minima parte a Rai1. E questa, nonostante i risultati non brillanti di alcuni dei programmi più impegnativi, non perde in realtà il contatto con la propria quota di pubblico. Già. Quale pubblico? Individuarlo è semplice. Basta osservare che rispetto ad una media di Rete del 17%, Rai 1 supera il 30% fra gli uomini e, specialmente, le donne oltre i 65 anni, quelli coi capelli bianchi e i ricordi lunghi che ogni sera premono il tasto numero 1 del telecomando. E lì restano, indifferenti ai richiami degli altri canali.

Stefano Disegni, nell’ultimo Telescherno (Sette del Corriere della Sera, pag 111) associa la fedeltà a Rai1 con le “buone cose di pessimo gusto” che costellano il retaggio di una generazione. Per la Nonna Speranza di Gozzano, oltre alla giungla dei soprammobili-ricordo, c’era l’aver visto Mazzini etc etc. Per le nonne e i nonni Speranza dell’Auditel c’è l’aver fatto “ohhhh!” davanti alla prima televisione, averne avuto l’imprinting quando era lei che ti declinava la serata e non tu che sfogliavi il telecomando, quando da lì, e dalla radio, proveniva la educazione musicale che forniva il substrato sonoro a quella sentimentale. Insomma, la Rai, e dunque Rai1, è stata parte essenziale del romanzo di formazione di una ampia generazione che per questo, secondo Disegni e anche a parere nostro, sceglie quel canale, ora e sempre, anziché altri. Per dormirci tranquilla davanti.

Questo pubblico simbiotico è la sicura rendita di Rai1, ma costituisce contemporaneamente il suo pesante limite perché finora non si è riusciti ad aggregarvi anche pezzi di pubblico nuovo. Che i giovani manchino lo sapevamo da molto tempo, ma da ultimo ci ha colpito il comportamento del pubblico “nuovissimo” ovvero gli immigrati. Che la tv italiana la vedono come tutti, tant’è che la percentuale che sceglie, ad esempio, Canale 5 è attorno al 17-18%. Ma gli stessi immigrati si volgono a Rai1 solo per il 5%. Insomma, pare proprio che per loro l’ammiraglia del Servizio Pubblico sia una rete minore e rinunciabile. Non ha fatto parte della loro formazione e non vi ritrovano riferimenti che possano interessargli. Simili in questo ai figli e nipoti degli italiani di conio antico.

E dunque, la Rai1 della Rai che sta per venire continuerà ad essere quella che parrebbe destinata a scomparire insieme col ricordo di chi l’ha vista nascere? I numeri sembrerebbero dire di sì. A meno che non la smetta di vivere di ricordi e si tuffi nel mondo. Quello attuale.

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