Tra i nomi appuntati sui taccuini della commissione parlamentare Antimafia che nei prossimi giorni farà i raggi x ai curriculum dei candidati in Campania, ce n’è uno segnato con l’evidenziatore. E’ quello di Antonio Scalzone, candidato nei Popolari per l’Italia, lista collegata a Stefano Caldoro, il berlusconiano governatore uscente. Scalzone è un ex sindaco di Castel Volturno, comune sciolto due volte per infiltrazioni mafiose, nel 1998 e nel 2012. In entrambi i casi le relazioni delle commissioni d’accesso hanno puntato il dito sulla sua giunta. Scalzone è tuttora imputato per concorso esterno in associazione camorristica. E’ il processo nato da un’inchiesta della Dda di Napoli, pm Ardituro, Conso, Milita e Falcone, sui legami tra il clan dei Casalesi e la politica locale su questa lingua di costa domiziana dove un abitante su due è straniero e dove, secondo alcuni calcoli basati sulla produzione di rifiuti urbani, gli immigrati clandestini sono almeno 20mila.

Castel Volturno è la terra della strage del 19 settembre 2008, quando Setola e i suoi uomini fecero irruzione in una sartoria e uccisero sei immigrati di colore. Due anni dopo Scalzone, sindaco Pdl in carica, ricevette con tutti gli onori Roberto Fiore, capo di Forza Nuova, che voleva organizzare una fiaccolata e protestava per il diniego della Prefettura. Scalzone e Fiore tennero conferenza stampa insieme e da quel palcoscenico il leader dell’ultradestra espresse il suo pensiero: “Il problema di Castelvolturno sono le tre C: comunisti, clandestini e camorra”. Scalzone gli era affianco, non fece una piega.

La ricostruzione dell’Antimafia ipotizza che Scalzone e altri amministratori e politici locali, tra cui l’ex sindaco Francesco Nuzzo, un magistrato, nel corso del loro mandato “si accordavano con i vertici del gruppo Bidognetti ed in particolare anche con Luigi Guida, fornendogli la piena disponibilità, in caso di elezione, a consentire a ditte nella disponibilità del clan dei casalesi e anche indicate da Luigi Guida quale referente del clan, l’aggiudicazione di appalti pubblici, o di subappalti per opere di ingente valore economico in corso di esecuzione nel Comune di Castelvolturno, ricevendone quale corrispettivo  l’appoggio  elettorale e di voti dagli esponenti del gruppo Bidognetti operanti sul territorio di Castelvolturno”.

In un verbale del 6 ottobre 2009, il pentito Luigi Guida, reggente del clan Bidognetti, dice: “Alfonso e Antonio Scalzone erano persone a disposizione del gruppo Bidognetti; io mi incontravo con Alfonso e gli riferivo quelle che erano le mie volontà, che poi lui trasmetteva al fratello sindaco”. Guida ha fatto l’elenco degli affari sui quali il clan avrebbe allungato le mani anche grazie all’intercessione del candidato di Caldoro: “Con Alfonso e poi con il sindaco Antonio avevo discusso dei seguenti argomenti: l’aumento dell’appalto della nettezza urbana; l’apertura del parco in costruzione da parte di Giuliani. L’apertura della discarica Bortolotto, per la quale avevo parlato con …omissis…. e con Alfonso Scalzone: entrambi mi assicurarono che sarebbero intervenuti sulla discarica che poi fu effettivamente aperta dalla famiglia Orsi che mi mandavano circa 10 mila euro sui guadagni; il rilascio delle concessioni del centro commerciale al Tammaro Diana proprietario del Top Market per il quale parlai con Alfonso Scalzone, il quale si impegnò di fare intervenire il fratello sindaco per il rilascio di tutte le licenze senza incontrare inconvenienti: mi fu detto proprio da Alfonso Scalzone e Tammaro Diana che i permessi furono concessi e quindi si poteva cominciare a realizzare il centro commerciale, senza inconvenienti”. Accuse gravi, da vagliare corso nel processo. In attesa della sentenza, per Scalzone vale la presunzione di innocenza. Nuzzo, che ha chiesto di farsi giudicare col rito abbreviato, è stato condannato in primo grado a un anno per falso e abuso ma i giudici hanno escluso l’aggravante camorristica.

Le vicende della giunta Scalzone sono entrate anche nel processo all’ex coordinatore campano del Pdl Nicola Cosentino, in carcere con accuse di camorra. In un’udienza dell’ottobre 2013 Guida ha rivelato: “Sono intervenuto più volte, su richiesta del sindaco di Castelvolturno Antonio Scalzone, presso consiglieri e assessori della sua amministrazione per evitare che lo sfiduciassero. Bastava che mi presentassi a loro per ottenere quello che volevo. Ed imposi al sindaco la nomina dell’assessore all’ambiente”. Scalzone ha terminato regolarmente il suo mandato nel marzo 2005. Secondo il senatore Gal Vincenzo D’Anna, Scalzone non è stato più ricandidato alle amministrative perché ruppe con Cosentino “per via delle pendenze giudiziarie”. Ora ha trovato spazio nelle liste di Caldoro.

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