Coro di critiche contro la risposta parziale del governo al “buco” creato dalla bocciatura della norma Fornero. Oltre ai partiti di opposizione anche sindacati, associazioni dei consumatori e organismi di rappresentanza di diverse categorie di professionisti bocciano la decisione del Consiglio dei ministri di restituire una somma una tantum solo ai pensionati che ricevono meno di 3.200 euro al mese e senza risarcirli per intero di quanto perso a causa del blocco delle rivalutazioni. Federmanager, da cui è partito il ricorso che ha portato al pronunciamento della Consulta, definisce quella dell’esecutivo “una toppa a colori destinata a non reggere”. “Siamo arrabbiati“, ha commentato il presidente Giorgio Ambrogioni. “Qualcuno ha già parlato di sabotaggio della sentenza della Consulta. Io non voglio utilizzare termini così pesanti ma ci andiamo vicino. Il governo dimentica che le persone che noi rappresentiamo, escluse da questo provvedimento, sono il 3% della platea Irpef ma partecipano al gettito Irpef con la quota del 30%. Noi non ci stiamo, siamo disposti ad andare avanti con altri ricorsi”.

Secondo il segretario confederale della Cisl Maurizio Petriccioli la misura varata lunedì è “inadeguata e insufficiente” perché il decreto “restituisce in media, con il bonus Poletti di 500 euro, solo un sesto degli arretrati complessivamente dovuti. La ricostituzione delle pensioni rimane anch’essa limitata e non consente, neanche dal 2014 in poi, di recuperare la perdita del potere di acquisto“. Di conseguenza, per il sindacato bianco l’esecutivo “disattende il confronto con le parti sociali e non riesce ad individuare una soluzione equa e sostenibile sul piano sociale”. Per la Fnp Cisl il bonus Poletti è addirittura “offensivo nei riguardi dei diritti dei pensionati che vogliono avere non un regalo ma una giusta restituzione di quanto illegittimamente trattenuto”.

Le decisioni del governo “non rispondono a nessuna delle indicazioni contenute nella sentenza della Consulta”, attacca poi la Uil con il segretario confederale Domenico Proietti. Secondo il quale il decreto “non ripristina il diritto alla perequazione delle pensioni in essere che è il punto cardine della sentenza, rimandandolo a non meglio precisati futuri interventi, e non restituisce le somme sottratte in questi anni. Continueremo la mobilitazione”.

“La questione non è ancora risolta”, avverte dal canto suo il segretario generale dello Spi-Cgil, Carla Cantone. “Da Renzi è arrivata una prima parziale risposta”, ma “non basta un bonus una tantum per sanare gli arretrati perché così si restituisce solo il 30% del dovuto. I governi hanno prelevato dalle tasche dei pensionati 16 miliardi di euro in quattro anni e nessuno sa dove siano finiti, mentre alle grandi rendite non è stato chiesto nulla”. Quanto alla rivalutazione dal 2016, “siamo di fronte ad un passo in avanti ma vogliamo verificare il testo per capire come viene effettivamente tutelato il potere d’acquisto”.

Dura la prima reazione di Federconsumatori e Adusbef: “Troviamo inaccettabili le risposte parziali date dal governo alla questione del blocco dell’indicizzazione delle pensioni a seguito della sentenza della Corte Costituzionale”, dichiarano i presidenti Rosario TrefilettiElio Lannutti. “Nel complesso stiamo assistendo a un dibattito che dà il senso di una profonda povertà politica, sociale e culturale. Basta con queste futili discussioni, la priorità è restituire il maltolto”. Non solo: “Non modificando il montante sul quale si calcola l’indicizzazione, si formalizza anche per gli anni a venire un forte calo del potere di acquisto delle pensioni. Per questo richiediamo soluzioni eque che rispettino e soddisfino pienamente la sentenza della Corte”, si legge nella nota delle due associazioni. Il Codacons si dice pronto ad avviare un ricorso contro il decreto, che “appare incostituzionale e discriminatorio” in quanto “crea disparità di trattamento tra cittadini”, spiega il presidente Carlo Rienzi. “Siamo infatti in presenza di diritti acquisiti dai cittadini identici per tutti, che il governo vorrebbe rispettare a modo suo, con un meccanismo che prevede trattamenti diversificati a seconda della pensione percepita”.

Silvestre Bertolini, presidente dell’associazione dei Manager e alte professionalità per l’Italia (Cida), ha commentato che “l’ipotesi secondo cui il governo intenderebbe riconoscere soltanto 500 euro di una tantum ai pensionati con prestazioni inferiori ai 3.000 euro mensili lordi, abbandonando al loro destino più di 1 milione di pensionati, lascia senza parole”. Tanto più che “è tutto da vedere se poi, il prossimo anno, ci sarà il saldo per chi riceverà ora i 500 euro”. L’associazione promette infine che “non si fermerà” e continuerà a impegnarsi “affinché tutti i pensionati, nessuno escluso, vengano risarciti”.

Le forze politiche di opposizione naturalmente gridano a loro volta allo scandalo e minacciano azioni legali. Il presidente di Fratelli d’Italia, Giorgia Meloni, invita “tutti i pensionati che oggi sono stati rapinati ancora una volta dal decreto legge di Matteo Renzi sulle pensioni” a rivolgersi al partito, che promette “assistenza legale gratuita per avviare una class action contro il governo per obbligarlo a restituire tutto ai pensionati e non a fare elemosina”. Anna Maria Bernini, vice presidente vicario di Forza Italia a palazzo Madama, ha lanciato su Twitter l’hashtag #PiùMalusCheBonus” per criticare la “ideona di Renzi”. Il deputato M5S Danilo Toninelli bolla invece il rimborso come “spot elettorale”, in linea con il leader Beppe Grillo che sul suo blog parla di “presa per il culo ai pensionati”.

Il leader della Lega Matteo Salvini ha invece annunciato un ricorso alla Corte europea dei diritti dell’uomo contro la norma Fornero sulla questione esodati. “La richiesta sarà accompagnata dalle firme di tutti gli esodati che vorranno partecipare. Sono 50mila in Italia gli uomini e le donne non coperti da alcuna salvaguardia. E questo governo non sta facendo nulla”.

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