Una tassa invisibile da 50 milioni di euro. Nascosta tra le pieghe di una procedura burocratica svolta tutta via Internet. Ma che poi impone la stampa di un documento in formato cartaceo con l’obbligo di apporre le marche da bollo. Eppure l’intenzione sarebbe quella di facilitare le operazioni telematiche tra le piccole e medie imprese e la Pubblica Amministrazione, portando anche un risparmio di soldi agli imprenditori. Ma non solo. Dal 4 maggio il numero verde 800.906.227 per le informazioni sui rapporti economici con la PA è diventato a pagamento. Così il deputato del Movimento 5 Stelle, Alessio Villarosa, ha raccolto le lamentele dei titolari di piccole aziende e ha chiesto, in un question time, al ministro dell’economia e delle Finanze, Pier Carlo Padoan, di intervenire sulla vicenda. “Il governo parla di semplificazione e digitalizzazione, sbandierando presunti risparmi. Poi in realtà ci sono degli aumenti dei costi”, spiega a ilfattoquotidiano.it Villarosa, che aggiunge: “Abbiamo ricevuto molte segnalazioni di piccoli imprenditori alle prese con questo sistema che li svantaggia”.

FUORI MERCATO  L’istituzione del Mercato elettronico della P.A. (MePA) si pone obiettivi ambiziosi: da una parte far risparmiare tempo e garantire trasparenza alle amministrazioni; e dall’altra diminuire i costi commerciali alle imprese, che possono in questo modo ampliare pure i rapporti di fornitura, e quindi economici, con le amministrazioni. Ma come funziona il MePA? Il meccanismo si attua principalmente attraverso la Consip, la società del Ministero dell’Economia e delle Finanze che supporta le amministrazioni negli acquisti di beni e servizi delle amministrazioni pubbliche. In questo caso svolge un ruolo di raccordo tra le imprese abilitate a partecipare a questi bandi e le amministrazioni che richiedono un servizio. La convenzione tra le parti viene così stipulata sul portale acquistainretepa.it. Sin qui tutto lineare e veloce, secondo il principio della digitalizzazione che dovrebbe accorciare i tempi della burocrazia. Ma dopo la transazione telematica c’è l’inghippo: viene richiesta la stampa del documento dell’ordine effettuato con relativa imposta da bollo di 16 euro ogni 4 facciate di fogli. Un’operazione che secondo le stime ha portato 50 milioni in più nelle casse dello Stato. E una tassa ulteriore sul conto delle imprese che hanno rapporti con la PA. Il problema è stato innescato da una risoluzione dell’Agenzia delle Entrate del 16 dicembre 2013, secondo cui l’ordine inviato attraverso il MePa è un contratto a tutti gli effetti. E quindi necessita dell’invio del documento fisico.“È davvero una cosa assurda. Bisogna fare prima tutta la parte telematica, e poi bisogna stampare. Dov’è la digitalizzazione?”, si chiede Villarosa.

CALL CENTER A PAGAMENTO  Come se non bastasse c’è stata un altro costo da affrontare per le imprese fornitrici della Pubblica amministrazione: dal 4 maggio il numero 800.906.227 del Call Center di AcquistinretePA è diventato a pagamento. Con la tariffazione al minuto, la bolletta potrebbe diventare molto cara: siccome si tratta di spiegazioni tecniche sul funzionamento del MePA, con tutta la solerzia possibile le telefonate non terminano in pochi secondi. “Sembra quasi ci sia la volontà di danneggiare le piccole e medie imprese per favorire sempre e solo i grandi”, incalza Villarosa. Per questo il Movimento 5 Stelle, nel question time, ha messo nero su bianco la richiesta di “intraprendere iniziative che prevedano l’esenzione dall’imposta di bollo dei contratti stipulati con la PA attraverso il mercato elettronico, o altre e diverse forme di compensazione, nonché a ripristinare la gratuità di tutti i numeri verdi del call center AcquistinretePA”.

Twitter: @SteI

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