Pronti a dare battaglia (legale) i ragazzi illusi e delusi da Finmeccanica. L’azienda della difesa e dell’aerospazio, partecipata al 30% dal ministero dell’Economia, nel 2013 aveva lanciato il progetto “1000 giovani per Finmeccanica”, con l’obiettivo dichiarato di assumere 1.500 under 30. Ma alla fine ha dato lavoro, per lo più con contratti di apprendistato, a soli 850 candidati. Praticamente, la metà. Secondo fonti aziendali, la sospensione del progetto è arrivata nel maggio del 2014, solo un mese dopo l’insediamento di Mauro Moretti come nuovo amministratore delegato della società. Poi, a dicembre, lo stop ufficiale. Ora, uno studio di avvocati di Palermo sta preparando una class action contro Finmeccanica: l’obiettivo è fare ottenere ai ragazzi l’assunzione o, almeno, un risarcimento.

I dettagli del ricorso in preparazione si possono vedere sul sito www.ricorsofinmeccanica.com. C’è tempo fino al 22 maggio per aderire alla class action, che sarà depositata al tribunale di Roma, nelle intenzioni dei promotori, entro la fine del mese di maggio. Finora venti candidati hanno deciso di partecipare al ricorso. Gli avvocati Francesco Stallone e Gabriele La Malfa Ribolla, che seguiranno la causa, ne spiegano i contenuti. I legali ritengono palese che Finmeccanica, “con la propria condotta non conforme ai più generali canoni di correttezza e buona fede, abbia arrecato un grave vulnus a migliaia di partecipanti che, pur trovandosi in possesso di tutti i requisiti previsti per l’assunzione, si sono visti inopinatamente privati della possibilità di conseguire la posizione lavorativa ambita, ledendone quindi il legittimo affidamento“. Insomma, per i ricorrenti, l’azienda non poteva promettere 1.500 assunzioni e poi fare retromarcia rispetto ai propri impegni.

Il testo del ricorso è ancora in preparazione, ma i punti principali sono già stati fissati, spiegano dallo studio legale. Innanzitutto, sarà chiesto il rimborso delle spese e il risarcimento dei danni “anche morali per l’ingiustificata lesione di aspettative precontrattuali”. Per partecipare al processo di selezione, infatti, alcuni ragazzi hanno dovuto effettuare diversi spostamenti, dovendosi pagare viaggio, vitto e alloggio. In secondo luogo, gli avvocati punteranno a ottenere il risarcimento del danno corrispondente alle retribuzioni destinate ai giovani in caso di assunzione: si parla di cifre a partire da un anno di stipendio. Infine, per quanti sono arrivati in fondo alla scrematura, partecipando ai colloqui finali, si chiederà “la diretta assunzione anche tramite ripresa del processo di selezione”.

Anziché le soglie dell’azienda, quindi, i giovani candidati varcheranno le porte dei tribunali. Eppure, l’epilogo di questa vicenda doveva essere tutt’altro, stando alla campagna di lancio dell’iniziativa. Il progetto “1000 giovani per Finmeccanica” è stato promosso con l’obiettivo di “fornire una risposta concreta ai problemi legati all’occupazione giovanile in Italia”. Così, nel giro di soli tre mesi, ben 56.600 ragazzi si sono iscritti all’iniziativa, attirati dalla prospettiva delle 1.500 assunzioni messe sul piatto dall’azienda. Di queste migliaia di giovani, alla fine del processo di selezione, circa tremila persone hanno avuto accesso ai colloqui finali. Per 850 di loro, la vicenda si è conclusa con la conquista di un posto di lavoro, anche se in buona parte si tratta di apprendistato. Per gli altri, invece, è calato il silenzio. Eppure, tra di loro, c’è chi racconta di avere sostenuto le visite mediche e di avere portato i documenti necessari per l’assunzione. Poi, nel dicembre 2014, un laconico messaggio sul sito di Finmeccanica annunciava: “In virtù della profonda trasformazione e dei processi di riorganizzazione ed efficientamento aziendale, la fase di selezione relativa al progetto può ritenersi conclusa”. A meno di un colpo di scena dalle aule di tribunale.

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