Sulle montagne del Qalamoun, l’impervia catena montuosa che a nord-est del Libano segna il confine con la Siria, l’inverno è passato e tutti si aspettano la grande offensiva delle milizie di Hezbollah, il partito sciita libanese, e dell’esercito siriano contro il Fronte al-Nusra e l’Isis. La conferma ufficiale della prossima azione militare è arrivata nei giorni scorsi da Sayed Nasrallah, la massima autorità del partito di Dio. Le parole del leader sciita non fanno altro che confermare quello che tutti in Libano sanno da mesi.

La preparazione dell’offensiva
Durante l’inverno Hezbollah ha rinforzato il suo spiegamento militare. Nuove truppe e grandi quantità di armi e munizioni sono state trasferite nelle postazioni lungo il confine. Negli ultimi mesi le scaramucce tra i due fronti si sono fatte sempre più frequenti e violente. “Il rumore dei razzi – racconta Ahmed Kanah, che vive in quell’area – si è fatto sempre più frequente. Sembra che Hezbollah stia lanciando attacchi continui contro le posizioni nemiche in Siria.”

La tensione è in crescita costante e lunedì 4 maggio tutta l’area è stata sconvolta da una battaglia che ha provocato numerosi morti e feriti. Secondo le cronache di Al-Manar, il canale televisivo di Hezbollah, il Fronte al-Nusra e le altre fazioni islamiste hanno impiegato migliaia di combattenti contro gli avamposti avversari nelle città di Wadi Barada, al-Kfeir, Zabadani, Serghaya e Hreira, vicino alla frontiera libanese. I miliziani avrebbero martellato le città con razzi e colpi di mortaio. Sotto attacco anche la città di al-Qalamoun Juba, strategica per il controllo dell’autostrada che collega Damasco a Homs.

Tra mercoledì e giovedì, i due giorni successivi al discorso di Nasrallah, l’esercito siriano e gli uomini di Hezbollah hanno lanciato un’offensiva in profondità. Al-Manar ha parlato di un “significativo successo militare, che ha portato alla conquista di cinque alture strategiche nella regione orientale del Qalamoun e di due villaggi, al-Assal Ward e al-Juba.” Quelle riconquistate dalle forze fedeli ad Assad sono posizioni strategicamente rilevanti in vista di un prossimo attacco a tutto campo. Intanto, sul versante libanese gli uomini di Hezbollah in un violento scontro hanno ucciso 15 membri di al-Nusra, alla periferia dell’enclave di Tfail.

La posta in gioco
La battaglia del Qalamoun sarà, probabilmente, il punto di svolta per le sorti della guerra siriana e per la stabilita futura del Libano. Per il governo siriano il controllo assoluto di questa regione significa prima di tutto tagliare le linee di rifornimento alle milizie che da quattro anni sono asserragliate nel Rif di Damasco, a nord della capitale, costringendole al ritiro. Inoltre, Assad riporterebbe sotto il suo controllo una parte significativa del Paese, riunendo stabilmente Damasco alla città di Homs, al porto di Latakia e a tutta la fascia costiera del Mediterraneo. Un successo che permetterebbe all’esercito siriano di concentrare i suoi sforzi sul tentativo di riconquistare i territori a nord-est, le province di Raqqa, Idlib e Deer er-Zor, per ora saldamente controllate dall’Isis e dal Fronte al-Nusra.

Questa frontiera è fondamentale anche per gli uomini di Hezbollah. Dal 2011 il coinvolgimento militare del partito nella guerra siriana si è sempre basato su due principi: la difesa delle frontiere del Libano e la tutela delle popolazioni sciite, in maggioranza nella regione di confine. Naturalmente, sotto l’ombrello protettivo delle milizie di Hezbollah trovano riparo anche le minoranze cristiane della zona. La messa in sicurezza di queste aree sarebbe, perciò, una vittoria politica e militare particolarmente significativa per il partito, che rafforzerebbe il ruolo e l’immagine di difensore di tutti i libanesi e del Libano.

Le forze in campo
Attualmente il Fronte al-Nusra e Isis si dividono una parte rilevante dei territori di confine in Siria. In diverse aree sono circondati dalle truppe del governo di Assad e dai combattenti di Hezbollah, sono comunque in grado di infiltrarsi in molte zone del Qalamoun ed entrare in Libano. In questo sono aiutati dal terreno, accidentato e difficile da controllare, e da quei militari siriani pronti ad accettare tangenti per guardare da un’altra parte.

Gli uomini della milizia sciita sono distribuiti su entrambi i lati del confine, nel tentativo di isolare e accerchiare gli avversari. In Libano il dispiegamento militare di Hezbollah si estende dalle colline a ovest di Zabadani (Siria) al confine controllato dall’esercito di Beirut ad Arsal. Negli ultimi anni Hezbollah ha realizzato una catena di avamposti sulle vette per controllare il terreno libanese, mentre sul lato siriano del confine insieme con l’esercito governativo e altri paramilitari controlla le aree occidentali e più popolate del Qalamoun.

La seconda battaglia per il Qalamoun
Per Hezbollah, questa sarà la seconda offensiva nel Qalamoun nel giro di un anno e mezzo. Il primo attacco era stato lanciato nel novembre del 2013, una campagna di cinque mesi per riconquistare città e villaggi nelle mani dei ribelli. Allora la strategia di Hezbollah era stata quella di circondare, assediare e quindi conquistare le aree urbane una alla volta. Lo scopo era di evitare l’entrata di forze di terra in aree urbane e limitare il rischio di perdite elevate. Una lezione imparata nella battaglia per la città di Qusair (maggio – giugno 2013), dove Hezbollah ha perso decine di combattenti in 17 giorni di scontri.

Quella prima offensiva fu un successo militare e alla metà di aprile dello scorso anno gran parte del Qalamoun era tornato sotto il controllo del governo siriano. Molti ribelli in fuga trovarono rifugio sulle montagne al confine con il Libano. Gli jihadisti delle montagne del Qalamoun da allora hanno iniziato a effettuare raid mordi e fuggi oltreconfine. La prima offensiva del Qalamoun si era combattuta principalmente nelle aree urbane, Qalamoun II avrà l’obiettivo di riconquistare le aree agricole e le montagne per liberare le zone più popolate. Non è ancora chiaro se anche l’esercito libanese lancerà un’offensiva in modo unilaterale o in un tacito coordinamento con Hezbollah. “Aiuteremo l’esercito se ne avranno bisogno, ma dove vogliamo andare andiamo da soli”, ha affermato un veterano di Hezbollah sicuro della vittoria.

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