“Il buon senso è sintesi, faticosa sintesi di una molteplicità di informazioni: e la fatica della sintesi è quella che oggi si desidera fuggire!” (Benedetto Croce, Etica).

L’appropriatezza prescrittiva non è sufficiente, da sola, a garantire l’equilibrio economico nella spesa sanitaria mettendo a rischio, per tutti i pazienti/clienti afferenti con varie patologie oncologiche, il medesimo grado di accesso ed equità nelle cure. La ricerca biomedica doveva dare risposte precise non certo a Beppe Grillo ma alla domanda posta dal British Medical Journal sin dal 2002 : Too much Medicine, too few cheks and care?. E non lo ha fatto!

Too much Medicine”, troppa Medicina: e, di conseguenza, pochi e inadeguati controlli e studi costo/efficacia e sempre meno risorse economiche per i Sistemi Sanitari specie pubblici. È l’eccesso di medicalizzazione della vita e della ricerca biomedica che, invece di promuovere la salute, sta promuovendo la malattia. Esiste un eccesso di diagnosi, proprio di certi check-up eseguiti a tappeto o certi screening a costo/beneficio sempre più incerto posto l’eccezionale ed irrefrenabile incremento di incidenza con la innaturale comparsa del cancro in età sempre più giovanile, oggettivamente.

Per il cancro al seno ma anche per i tumori della prostata identificati dal Psa, esiste un ragionevole quanto scientificamente provato eccesso di cure, anche inutili, (cure che hanno effetti collaterali anche gravi per i pazienti) e che oggi pesano in maniera ormai insostenibile sui sistemi sanitari. Ancora, esiste un eccesso di ricerca concentrata solo sui farmaci oncologici, sotto brevetto ad altissimi costi, finalizzata a mantenere sotto terapia per decenni pazienti sempre più innaturalmente giovani, che sta azzerando la ricerca medica sia in prevenzione primaria che in medicina pubblica e tutela dell’ambiente oltre che, per esempio, sugli antibiotici, dal momento che un antibiotico può essere utilizzato al massimo per qualche mese.

Troppo poco onore è stato dato a Fleming, scopritore della penicillina, vero farmaco che ha di fatto raddoppiato l’età media negli ultimi 70 anni nel mondo, e che rinunziò ai vantaggi economici del brevetto. In termini di miglioramento della sopravvivenza a cinque anni, registriamo in Oncologia percentuali di successo lontanissime da quelle invece registrate nell’incremento dei costi dei farmaci ospedalieri oncologici sotto brevetto (+ 15% vs + 600 %!) nel solo ultimo decennio. Farmacoeconomia e Farmacosofia sono discipline indispensabili oggi, atteso che la migliore appropriatezza terapeutica, da sola, senza un predeterminato “tetto di spesa”, può addirittura incrementare i costi per le cure mediche.

E dobbiamo cominciare a parlare di Bioetica ambientale come di una ben precisa e differenziata branca della bioetica, che da un lato suppone la base scientifica dell’ecologia (intesa come scienza degli ecosistemi) e dall’altro recupera l’istanza etica racchiusa in quella formula con cui Potter la definiva scienza della sopravvivenza: si tratta di una bioetica che propone la sintesi dei valori umani ed etici con l’ecosistema della vita, contestualizzando ogni aspetto biomedico nel quadro globale delle scienze ecologiche.

In tal senso diviene necessario recuperare non solo la dimensione delle scelte etiche individuali, ma anche quella degli stili di vita collettivi, come frutto della riflessione bioetica ambientale.

E’ contro Natura che una madre si debba preoccupare di fare la diagnosi precoce di cancro al proprio figlio e non viceversa, come accade oggi per il cancro al seno! Oggi “il cancro non ha età”. E’ su questo paradosso innaturale, che si dovrebbero moltiplicare studi e ricerche di tossicologia ambientale che nessuna azienda ha interesse a fare, rispetto invece a farmaci per trasformare il cancro in una patologia cronica ultradecennale.

E va detto a chiare lettere!

Dobbiamo educare ad aderire a screening di Prevenzione Secondaria (mammella e colon retto), ma sappiamo ormai che una quota incidente sempre maggiore di casi sta comparendo, contro natura, in età pre-screening, perché troppa ricerca abbiamo omesso in Prevenzione Primaria! Ormai, non abbiamo già più sufficienti risorse economiche pubbliche per curarci tutti al meglio con le sole risorse del Ssn. Servono medici sufficientemente “liberi” di ragionare e operare sui bilanci in modo razionale, privilegiando non già la “medicalizzazione” della malattia ma la “presa in carico” del paziente e del suo ambiente di vita! Medici di grande spessore e valore scientifico hanno denunziato e testimoniato con la propria vita e il proprio lavoro l’eccesso di medicalizzazione della Medicina e la sottovalutazione sino quasi alla scomparsa della Prevenzione Primaria.

Uno per tutti il Prof Lorenzo Tomatis, già Direttore dello Iarc di Lione, l’agenzia internazionale per la tossicologia anche ambientale, autore del bellissimo libro “Il fuoriuscito”, in cui raccontava il suo disagio di vivere e studiare in questa Medicina “del profitto”.

Beppe Grillo, certamente in modo incompetente, ha però lanciato un messaggio preciso che non deve essere né sottovalutato né frainteso, tantomeno personalizzato contro il Prof Veronesi. Occorre prendere atto che, soprattutto in campo biomedico, la ricerca non ha più le caratteristiche di un’impresa “disinteressata e collaborativa”, come era stata definita dal Sociologo della Scienza Robert Merton solo mezzo secolo fa.

I grandi trial multicentrici sono disegnati in maniera ineccepibile sul piano del metodo e del rigore, ma quasi sempre in modo tale da soddisfare le esigenze dei produttori dei farmaci in studio, piuttosto che per rispondere alle domande che consentirebbero ai medici di usarli al meglio e ai malati di giovarsene”. Prof. Roberto Satolli (già Presidente Comitato Etico Int Milano). Senza Etica si fanno scelte economiche che alla fine si rivelano diseconomiche” lo ha scritto Don Sturzo, molti decenni prima di Beppe Grillo.

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