Saviano si sbaglia, gravemente. Noi siamo portatori di legalità assoluta”. Così, durante un comizio a Napoli, il candidato del Pd alla presidenza della Regione Campania Vincenzo De Luca risponde allo scrittore Roberto Saviano che negli scorsi giorni aveva detto che “nelle liste del Pd e della coalizione che sostiene De Luca c’è Gomorra“. “Abbiamo presentato – dice De Luca – una lista con 500 candidati tra cui personalità autorevoli della società civile e delle Istituzioni. E la cosa curiosa è che qualcuno è andato a vedere l’anagrafe di uno solo dei candidati. Il mio programma si basa sulla lotta ai poteri criminali e nessun mercato politico”.

Cosa aveva detto Roberto Saviano sull’uomo che sfiderà l’attuale governatore di centrodestra Stefano Caldoro? “Nel Pd e nelle liste di De Luca c’è tutto il sistema di Gomorra, indipendentemente se ci sono o meno le volontà dei boss – aveva detto l’autore del bestseller all’Huffingtonpost – il Pd nel Sud Italia non ha avuto alcuna intenzione di interrompere una tradizione consolidata. E cioè alla politica ci si rivolge per ottenere diritti: il lavoro, un posto in ospedale… Il diritto non esiste. Il diritto si ottiene mediando: io ti do il voto, in cambio ricevo un diritto. E De Luca, in questo, è uno che ci sa fare”. Le sue liste “ricalcano le solite vecchie logiche di clientele. E’ sempre stato questo e questo sarà: le liste si fanno su chi è in grado di portare pacchetti di voti”.

Saviano circoscriveva poi le proprie accuse puntando il dito contro il candidato Enrico Maria Natale, un nome che a Casal di Principe significa molto. “È certamente quello il nome più eclatante perché la sua famiglia è stata più volte accusata di essere in continuità con la famiglia Schiavone. Negli anni Novanta hanno avuto un ruolo nel mondo dell’imprenditoria grigia. Questa candidatura a dimostrazione che De Luca non sta affatto cambiando il modo di fare politica in Campania”.

Sostiene di essere “portatore di legalità assoluta”, De Luca, che sul proprio cammino politico ha più volte incrociato quello della giustizia. Dichiarato decaduto il 3 febbraio dalla Corte d’appello di Napoli a causa dell’incompatibilità tra la carica di sindaco di Salerno e il ruolo di viceministro delle Infrastrutture ricoperto nel governo Letta, De Luca è stato condannato il 21 gennaio in primo grado a un anno per abuso d’ufficio. Condanna che aveva fatto scattare per lui un’altra decadenza, quella prevista dalla legge Severino. Il Tar della Campania aveva poi accolto il suo ricorso, reintegrandolo sulla poltrona più alta del Comune in attesa che la Corte costituzionale si pronunci sulla Severino, anche dopo l’analogo caso del sindaco di Napoli Luigi De Magistris. A novembre 2014 inoltre De Luca è stato rinviato a giudizio per falso ideologico, abuso d’ufficio e lottizzazione abusiva nell’ambito delle indagini sulle presunte irregolarità nella realizzazione del Crescent, il complesso urbanistico progettato dall’architetto catalano Riccardo Bofill.

(Video di Fabio Capasso)

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