Milano, traffico scorrevole. Mattina del primo maggio. Al corteo manca ancora molto. Oltre cinque ore agli scontri organizzati dai black bloc e iniziati alle 16,27 in largo d’Ancona. Attorno alle 11, lungo la circonvallazione, le forze dell’ordine bloccano un camion e fermano due persone. Si tratta dello stesso mezzo che durante la MayDay Parade precedeva di pochi metri gli oltre cinquecento “neri” che per un’ora hanno devastato la città.

I due vengono accompagnati in Questura. Uno di loro è un nome noto. Si tratta del leader milanese del blocco nero. In via Fatebenefratelli ci passa circa un’oretta. Quindi viene lasciato andare. Prima però lo perquisiscono. Si scopre che addosso ha una serie di “pizzini”. Si tratta di foglietti di carta con sopra appuntati i luoghi della città in cui avverranno gli scontri. Nonostante questo non si ritiene di trattenerlo. Del resto quegli appunti potrebbero banalmente rappresentare semplicemente dei luoghi d’incontro. E così per le 14 del primo maggio, uno dei capi della protesta violenta si trova a bordo del camion per coordinare i movimenti del blocco verso via Carducci e le devastazioni. Questa la cronologia delle ore precedenti al corteo ricostruita dal Fatto attraverso fonti anche interne alle forze dell’ordine. Una cronologia che diventa ancora più singolare nelle ore successive al corteo, quando in via Pagano, dopo che la polizia ferma cinque persone, i neri, smessi i panni da black bloc, si confondono tra i mille rivoli dei manifestanti pacifici. Che succede? Oltre piazza Buonarotti, a manifestazione finita, il camion del centro sociale il Cantiere prosegue tranquillamente verso la zona dello stadio Meazza. Del mezzo fermato in mattinata e visto precedere i black bloc in via Carducci, invece, non si ha più notizia. Che fine ha fatto? È stato fermato e controllato? Si è capito da chi era stato noleggiato? Domande che ad ora restano senza risposta. L’unica cosa certa è che il camion verso le otto di sera del primo maggio arriva al parco di Trenno dove per tre giorni è stato allestito il campeggio sociale. Qui viene svuotato. Dopodiché svanisce nel nulla.

A una settimana dalla devastazione ancora molti fatti devono essere messi a fuoco. La Procura di Milano, intanto, prosegue l’inchiesta a carico dei cinque antagonisti arrestati e di altri 33 denunciati a piede libero. Ad ora l’accusa di devastazione resta congelata, anche se nuovi elementi, per ora rigorosamente coperti dal segreto, potrebbero dare la svolta definitiva al fascicolo coordinato dal pm Piero Basilone e dal procuratore aggiunto Maurizio Romanelli. Decisive saranno anche le informative della Digos sull corteo. Per ora, un dato sembra certo: la prima logistica dei “neri” in largo d’Ancona è stata coordinata dagli antagonisti milanesi, i quali, oltre ad innescare le prime molotov, per primi hanno fatto blocco in corso Magenta verso la presidiatissima Fondazione Stelline, il vero obiettivo degli anarchici greci. La Fondazione, infatti, nei prossimi giorni ospiterà incontri organizzati dall’Unione europea. Con buona probabilità sono gli stessi greci controllati sabato 2 maggio in via Washington a pochi metri dall’hotel occupato di via Ruggiero Settimo, luogo riconducibile a Valerio Ferrandi, una delle figure più seguite dell’antagonismo milanese.

E se l’indagine è nella fase decisiva, sono molti gli indizi seminati lungo il corteo per decifrare la nuova linea dei casseur italiani. In via De Amicis, teatro nella primavera del 1977 dell’omicidio dell’agente di polizia Antonio Custra, il primo maggio si leggeva: “È morto Toni Negri”.

Da Il Fatto Quotidiano dell’8 maggio 2015

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