Uno stop di fatto alle motoseghe sugli ulivi del Salento, almeno fino a quando non sarà esecutiva la nuova, per alcuni aspetti drastica, decisione di Bruxelles. Una parentesi che dovrebbe durare, tecnicamente, almeno un mese. Poi si vedrà. È l’effetto collaterale delle ordinanze con cui il Tar Lazio ha accolto oggi le richieste di sospensiva avanzate da 26 aziende biologiche e 26 vivaisti del Leccese contro le misure di contenimento del batterio Xylella fastidiosa, tra le concause del disseccamento degli ulivi in Puglia.

Giuridicamente, il piano del commissario straordinario di Protezione civile, Giuseppe Silletti, è bloccato a metà e solo per quell’isola di 52 società ricorrenti. In concreto, però, è totalmente ricacciato nel limbo. Le motivazioni alla base dei due provvedimenti gemelli lasciano spazio a poche interpretazioni: “In data 28 aprile 2015 la Commissione Europea ha adottato un nuovo testo di Decisione di esecuzione sulla medesima questione, che si avvia a completare nei prescritti tempi il proprio iter interno ai fini della formale adozione e a sostituire la Decisione 2014/497/CE, rispetto alla quale prevede misure differenti sia sul punto degli accertamenti tecnici da compiersi sia in ordine alle misure da adottare”. È proprio perché c’è un “imminente mutamento delle disposizioni di riferimento” che il Tar ha tirato il freno a mano, dovendo gli atti impugnati “essere a breve termine rimodulati”.

Ad essersi costituiti in giudizio sono stati la Presidenza del Consiglio dei Ministri, il Commissario delegato per l’emergenza, il Ministero delle Politiche Agricole, la Regione Puglia e il Dipartimento della Protezione Civile.

Ma che cosa è stato davvero sospeso? Le disposizioni del piano Silletti sono paralizzate “nei limiti dell’interesse azionato”. Qual è? È quello delle (sole) 26 aziende bio, difese dagli avvocati Luigi Paccione e Valentina Stamerra, di non subire il taglio di eventuali alberi infetti e di non avere l’obbligo all’utilizzo di insetticidi chimici, ciò che avrebbe portato alla decadenza della loro certificazione verde. Per i vivaisti ricorrenti, assistiti dal legale Gianluigi Manelli, è disapplicata, invece, la misura che imponeva la distruzione delle piante ospiti di Xylella nelle loro serre.

Dai casi particolari allo stallo generale c’è un salto che si fonda sul precedente giuridico creato e sulla sospensione della dichiarazione dello stato di emergenza: qualunque proprietario potrebbe impugnare la notifica dello svellimento delle piante e avere stesso diritto allo stop; qualunque azienda bio potrebbe ottenere uguale misura cautelare. Idem per i vivaisti. Il problema è per tutti gli altri, soprattutto per quanto attiene l’obbligo di irrorazioni chimiche per contenere l’insetto vettore, visto che non è stata accolta la richiesta di sospensiva avanzata, invece, da un gruppo di associazioni del territorio, tra cui la Lilt Lecce, “non essendo sufficientemente dimostrato il necessario nesso di causalità tra l’esecuzione degli atti impugnati e il periculum prospettato”. Nel merito, tutte le discussioni saranno affrontate il 16 dicembre, come anche nel caso del ricorso di Giovanni Pesce, uno dei proprietari di oliveti a Oria.

Adesso che si fa? Subito dopo la notizia, il commissario Silletti ha partecipato ad un vertice operativo per rimodulare la strategia, annullando un incontro con le associazioni ambientaliste. È certo che si punterà alla modifica rapida del suo piano in vista della decisione europea che diventerà esecutiva tra qualche settimana, a meno che nel frattempo la Regione Puglia non la impugni di fronte alla Corte di Giustizia, come ha annunciato. Appuntamento elettorale permettendo.

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