Una donna di 68 anni è morta nel reparto di geriatria dell’ospedale di Giarre, in provincia di Catania, dopo essersi sentita male intorno alla mezzanotte del 2 maggio. La struttura non ha più il pronto soccorso e l’ambulanza del 118 era impegnata in un altro servizio. La signora è stata assistita dal medico di turno reperibile, ma meno di un’ora dopo è deceduta – presumibilmente per arresto cardiocircolatorio -, scatenando l’ira di un famigliare che si è scagliato contro l’operatore sanitario.

Secondo quanto ricostruito dai media locali, la 68enne originaria di Giarre dal 20 aprile era ricoverata nel reparto di geriatria per insufficienza respiratoria e scompenso cardiaco. Nella notte tra sabato 2 e domenica 3 maggio avrebbe accusato malori e respiro affannato e ha avvisato il figlio e la figlia. Il personale infermieristico avrebbe contattato il medico reperibile e il medico di guardia, giunti pochi minuti prima del decesso. Dopo la morte della donna, come ricostruiscono alcuni media locali, un suo familiare ha aggredito il medico colpendolo con un pugno e con un oggetto alla testa, procurandogli una escoriazione. Una denuncia è stata consegnata ai carabinieri di Giarre dai figli della donna deceduta, che accusano i sanitari di non aver fatto tutto il necessario per salvarla.

La Procura di Catania ha aperto un’inchiesta conoscitiva sul decesso della donna. Il presidio ospedaliero di Giarre dal 27 aprile scorso ha cambiato funzione nell’ambito di un piano di riorganizzazione disposto dall’assessorato regionale alla Sanità, e il pronto soccorso è stato trasformato in un punto di primo intervento ed è stato chiuso anche il laboratorio per esaminare i prelievi. “Ci doveva scappare il morto, forse ora decideranno se tornare a un vero ospedale o se chiuderlo definitivamente, perché in queste condizioni è pericoloso continuare”. Sono i commenti delle persone che lavorano nell’ospedale di Giarre, tra rabbia e preoccupazione.  “Viviamo un incubo – ha raccontato un dipendente a Meridionews – non è la prima volta che si verificano minacce o aggressioni. Ma da quando è stato chiuso il pronto soccorso la situazione è precipitata. Se poi le persone muoiono, la colpa è sempre di chi, suo malgrado, era presente, così non si può più andare avanti”. Tra i documenti al vaglio degli investigatori c’è anche una lettera inviata il 28 aprile – un mese dopo la chiusura del pronto soccorso – dal direttore del reparto di Medicina, Giovanni Rapisarda, alla direzione sanitaria dell’ospedale in cui ha scritto che l’ospedale non è in grado di gestire i malati gravi per mancanza di disponibilità strutturale e di personale. Il presidio di Giarre è in attesa di una rimodulazione, annunciata ma non ancora messa in atto, ed è stato gradualmente privato di attrezzature e medici. Una parte del personale negli ultimi mesi è stata trasferita ad Acireale che deve ora garantire servizi per un bacino di utenza più ampio.

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