La manifestazione non ha ancora lasciato Piazzale Cadorna. Un gruppetto di venti persone ha già indossato guanti e tute. Non sono nere, come quelle di chi ha bruciato banche e distrutto vetrine. Ma bianche: c’è da coprire le scritte sui muri e cancellare le tracce lasciate dagli oltre 500 antagonisti che 48 ore prima hanno sventrato le vie del centro durante il corteo – in gran parte pacifico – contro Expo. Giuliano Pisapia arriva alle 16: fatica ad attraversare la piazza. Strette di mano e applausi. Lo aiutano a salire su un palchetto improvvisato. Gli passano un megafono: “Questa è la festa della Milano che unisce, della Milano che reagisce, della Milano che si ribella a ogni sopruso e ogni violenza. Ho ricevuto una bellissima telefonata dal presidente Mattarella. Mi ha detto che è ammirato, entusiasta della risposta data, ha detto che debbo e dobbiamo essere orgogliosi perché siamo esempio per tutto il paese”. Ad ascoltarlo ci sono migliaia di persone. “Ventimila”, secondo il sindaco che sabato ha invitato i cittadini a partecipare all’iniziativa “Nessuno tocchi Milano”.

Una risposta forte. Un corteo imponente. In testa gli assessori della giunta, il presidente del Consiglio regionale Raffaele Cattaneo, il segretario del Pd cittadino Pietro Bussolati, il sottosegretario alle riforme Ivan Scalfarotto, il deputato Emanuele Fiano. In mezzo famiglie, giovani, anziani. Nessuna bandiera, tranne un Tricolore. Si canta l’Inno di Mameli e Bella Ciao. Le vie che il primo maggio sono state teatro delle devastazioni vengono percorse a ritroso. Un “resettaggio” dice il cantautore Roberto Vecchioni, “per cancellare simbolicamente la violenza dei black bloc“. In via Carducci, all’angolo con Corso Magenta, dove sono iniziati i primi scontri, le ferite sono ancora lì. La facciata di un negozio è ancora annerita dal fumo dell’incendio, le vetrate protette con assi di legno. I primi volontari si armano di spugna e sapone e cominciano a cancellare le scritte spray. Sarà così davanti a ogni muro imbrattato. In via De Amicis, al convento delle Orsoline e al Museo Archeologico. E in Corso di Porta Ticinese, la prima via attraversata dai 20mila manifestanti il primo maggio. La prima presa di mira dal blocco nero.

Il corteo termina alla nuova Darsena, riaperta pochi giorni fa, a fianco di piazza XXIV Maggio. Pisapia sale di nuovo sul palco. Ringrazia i partecipanti e scaccia via le immagini di violenza che si sono sovrapposte al corteo pacifico e all’inaugurazione dell’Esposizione universale dedicata al cibo: “Milano non si arrende, Milano guarda avanti senza dimenticare. Milano sarà capitale del dibattito sull’eguaglianza sociale. Non ci hanno rovinato la festa ci hanno dato più forza per continuare”. Per l’avvio di Expo “abbiamo organizzato feste bellissime, restituito la Darsena alla città, abbiamo dato una nuova casa alla Pietà Rondanini e ieri – prosegue – dal Castello sono passato cinque volte perché era pieno di persone felici. Voglio ringraziare tutte le persone che in questi giorni hanno avuto uno scatto d’orgoglio per la città è che adesso sono qui per dire no, no a chi ha cercato di rovinarci la festa. Milano sarà al centro del mondo per sei mesi e noi siamo orgogliosi e vogliamo dire che la città nessuno la deve toccare perché altrimenti si ribella”. Poi prende il microfono Vecchioni, accolto dagli applausi: “Oggi è una delle giornate più commoventi della mia vita”.

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