Stavolta non è la piazza a bocciare la “Buona Scuola” ma il Comitato per la legislazione della Camera dei Deputati. La riforma del sistema nazionale dell’istruzione e della formazione nei giorni scorsi ha ricevuto uno stop dagli stessi parlamentari che fanno parte dell’organo istituito per esprimere una valutazione sui progetti di legge.
E’ stato pubblicato il resoconto della seduta che ha esaminato il Ddl 2994, noto come “La Buona Scuola”: non c’è articolo che venga risparmiato. I dieci deputati, che rappresentano maggioranza ed opposizione, hanno presentato decine di osservazioni sostanziali che, se prese in considerazione, allungheranno i tempi dell’esame in Commissione Cultura alla Camera e di conseguenza quelli in assemblea. Gli onorevoli del Comitato, tra cui Marilena Fabbri e Andrea Giorgis del Pd, non hanno risparmiato osservazioni al premier Matteo Renzi e al ministro della Pubblica Istruzione Stefania Giannini.

Una prima nota riguarda l’impianto generale: “Nel procedere a numerosi interventi modificativi della disciplina vigente, il disegno di Legge non sempre effettua un adeguato coordinamento con le preesistenti fonti normative che risultano oggetto di modifiche non testuali”.

Il Comitato si sofferma soprattutto sull’articolo 21 volto a conferire al governo una serie di deleghe e sottolinea la confusione che regna rispetto ai tempi di attuazione dei decreti: “Al comma 1 si prevede che vengano adottati entro il termine di diciotto mesi dalla data di entrata in vigore della Legge; il comma 5 fissa il termine di due anni per l’adozione di eventuali decreti integrativi e correttivi. Al riguardo, appare opportuno individuare univocamente i termini per l’esercizio della delega principale e di quelle integrative e correttive”.

Al di là della forma, la maggior parte delle osservazioni è di sostanza. Rilevante la nota sulla scuola dell’infanzia che mette in rilievo l’assenza di decisioni in merito: se da una parte infatti “l’articolo 8 comma 12 dispone che a regime, cioè dopo il piano di assunzioni straordinarie, il personale docente della scuola statale acceda ai ruoli esclusivamente mediante concorsi pubblici ad eccezione del personale della scuola dell’infanzia e del personale educativo”, dall’altro canto il Comitato per la legislazione fa notare che per gli insegnanti dell’infanzia “non si rivelano altre previsioni ad hoc”. Non solo. Nelle dieci pagine di osservazioni si rileva la contraddizione che emerge all’articolo 21 a tal proposito: “Il comma 2 indica fra i principi e i criteri direttivi della delega l’accesso mediante concorso pubblico per il personale docente tutto: le due previsioni andrebbero dunque coordinate”.

Le parole usate dai deputati nella stesura del documento sono pesanti: “Alcune disposizioni – scrivono – appaiono di dubbia o nulla portata normativa”; “il testo adotta espressioni imprecise ovvero suscettibili di ingenerare incertezze sull’effettivo significato tecnico normativo”. E’ il caso dell’insegnamento dell’inglese, della musica e dell’educazione fisica alle elementari dove la Legge “sembrerebbe consentire implicitamente l’insegnamento anche a soggetti non in possesso del titolo di abilitazione all’insegnamento nella scuola primaria derogando in modo tacito e non esplicito la normativa vigente”.

Importante anche la nota riguardo il lavoro degli uffici scolastici regionali che lascia intravedere il caos per i prossimi mesi: per l’individuazione degli albi territoriali “non sono previsti termini, tuttavia l’individuazione degli albi dovrà avvenire in tempi celeri perché è propedeutica all’esercizio della relativa opzione da parte dei soggetti interessati al piano di assunzioni straordinarie”. Infine una stroncatura arriva direttamente al premier amante degli inglesismi: i riferimenti all’open data e allo school bonus andrebbero riformulati senza impiegare termini stranieri, suggerisce il Comitato.

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