Dopo la maxi multa da 2,5 miliardi decisa dalle autorità statunitensi e la notizia del coinvolgimento nell’indagine per i derivati di Mps, il gruppo tedesco Deutsche Bank ha annunciato un piano di ristrutturazione che di qui al 2020 punta a tagliare i costi di 3,5 miliardi attraverso la chiusura di 200 filiali su 750 entro il 2017, il ritiro da almeno sette Paesi e l’uscita da attività che non generano profitto. In particolare i vertici intendono vendere la banca al dettaglio Postbank, comprata nel 2008 dall’ex amministratore delegato Josef Ackermann, riducendo la partecipazione sotto il 50% già entro il prossimo anno. Secondo i media tedeschi un ritiro dall’Italia, secondo mercato dopo la Germania, è escluso, ma l’azienda non ha confermato. Non è ancora chiaro quanti posti di lavoro, a livello globale, siano a rischio.

La “Strategia 2020” ufficializzata lunedì prevede una “trasformazione del modello operativo” e una “semplificazione della struttura” attraverso digitalizzazione, incremento dell’efficienza e uscita dai business strutturalmente in perdita. La divisione Corporate banking dovrà diminuire la leva finanziaria lorda di circa 200 miliardi di euro e la presenza sui mercati stranieri sarà ridotta del 10-15%

La nuova strategia è stata ufficializzata lunedì e arriva dopo che, nel primo trimestre del 2015, l’utile del gruppo è sceso a 559 milioni di euro contro gli 1,1 miliardi dello stesso periodo del 2014 in seguito agli accantonamenti da 1,5 miliardi necessari a causa delle multe ricevute perché alcuni suoi trader, tra il 2005 e il 2009, hanno manipolato i tassi di interesse a vantaggio della banca.

 

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