Le celebrazioni sono simboliche, ma se si impara a rispettare i simboli si impara a rispettare le persone“. Così ha parlato Nicola Piovani prima della conclusione dello splendido concerto serale dedicato alla Libertà, al termine della maratona di storia, letteratura cinema e musica che si è tenuta il 25 aprile presso la Sala Sinopoli dell’Auditorium Parco della Musica di Roma.

nicola-piovanirulloUna data ‘così bella e importante’ che ha ricordato al compositore l’affermazione di Mario Monicelli sul gusto gioioso della libertà, anche solo per andare a scegliere un giornale all’edicola. Malgrado molti tentativi di minimizzare o mortificare questa giornata – ha proseguito il Premio Oscar – con la motivazione che la verità e il torto non stanno mai da una parte, “ci sono dei momenti storici in cui è giusto dire che nel 1945 i nazifascisti erano dalla parte del torto e i partigiani dalla parte della ragione“.

Il concerto è stato un susseguirsi di emozioni a fior di pelle. Sonorità uniche eseguite magistralmente dall’Orchestra Roma Sinfonietta sotto la direzione di Piovani. Dalla Notte di San Lorenzo è stato un viaggio musicale all’insegna della capacità di sognare, di evocare immagini. E mentre sullo schermo comparivano soltanto i titoli delle pellicole, in sala, il pubblico era all’interno di un film, tra le note ricche della proprietà di ogni singolo strumento.

Da Good Morning Babilonia alla struggente La Vita è bella prima di passare al fascino surreale delle creazioni di Fellini. La voce della luna, Ginger & Fred per entrare nella magia del cinema che ha conquistato lo spettatore con lo sfondo musicale ora triste ora allegro. Come nel circo della vita il ritmo prendeva corpo in un crescendo come pioggia che cade o vento che soffia. Pareva che tutti gli elementi della natura fossero presenti nelle composizioni di Piovani e ben riprodotti dal sapiente dosaggio strumentale di un’orchestra vivace e affiatata. Anche l’inaspettata versione di Bella Ciao sul finale risentiva dell’onda emozionale pensando a quel passato che ha generato il nostro futuro, quasi a ringraziare uno per uno i combattenti per la libertà fino a sentirne le voci uscire dalle lettere scritte alle famiglie o alle amate. Voci di uomini e voci di donne. Tante e anonime. Voci, alcune, che hanno potuto parlare poco, spezzate dalla violenza cieca e distruttiva. Voci però che si sentono ancora e sono diventate note quasi a ricordarne il tono. E’ questa la capacità di chi scrive musica; quella di mantenere viva la memoria e di convincere anche i più aridi a sognare.

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